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Antenna di Collemarino, il sindaco: «Ecco perché abbiamo vinto»

L'occupazione del suolo pubblico vale anche se si tratta di sottosuolo. E così il secondo match amministrativo sorride all'amministrazione comunale. Ma si attende il ricorso di Wind

Le fondamenta sottoterra sono larghe il doppio dello spazio richiesto in superficie come occupazione del suolo pubblico. Per questo motivo il Tar ha dato ragione al Comune di Ancona nella diatriba sull'antenna di Collemarino, pennone targato Wind che si alza verso il cielo (per 30 metri di altezza) dalla rotatoria sulla via Flaminia e che tanto è stato contestato dai cittadini da ben prima della sua realizzazione. Secondo i giudici amministrativi Wind avrebbe dovuto occupare una porzione di terreno di 10,40 metri quadri all'interno della rotatoria rispettandola nel sottosuolo. Invece le fondamenta dell'antenna occupano 20,25 metri quadrati. Quasi il doppio e per questo Wind avrebbe dovuto chiedere un adeguamento al Comune. Gongola il sindaco Valeria Mancinelli. «Quando ci siamo insiediati ci siamo trovati questa autorizzazione data dalla giunta Gramillano – ha spiegato la prima cittadina – e ci siamo presi degli impegni con i cittadini. Il primo tentativo ci è andato male sia al Tar che al Consiglio di Stato ma abbiamo insistito a conferma della nostra coerenza».

Video: Mancinelli ai cittadini: «Via la rotatoria dal Piano Antenne»

Ovviamente c'è, anche stavolta, il secondo round al Consiglio di Stato al quale Wind può appellarsi. Ma per lasciare lì l'antenna la compagnia telefonica dovrà anche richiedere una sospensiva all'abbattimento. Senza il Comune può chiedere di liberare la rotatoria entro 30 giorni. Se il privato non dovesse adempiere, il Comune può agire autonomamente per poi richiedere le spese a Wind. Che succederà? «Ci aspettiamo l'appello e siamo pronto a costituirci anche lì – ha aggiunto la Mancinelli – abbiamo preso un impegno con i cittadini e siamo intenzionati a rispettarlo perché questa amministrazione è abituata ai fatti. Al di là di tutto in questi mesi abbiamo chiesto ad Arpam un attento monitoraggio delle onde elettromagnetiche, risultate di un terzo rispetto al limite stabilito per legge. Non paghi abbiamo messo a disposizione risorse per dare un incarico a un esperto di fiducia del comitato di quartiere. Non perché Arpam non sia attendibile quanto come ulteriore segno di trasparenza nei confronti dei cittadini».

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