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Cronaca

Addio al genio della scultura: è morto Valeriano Trubbiani, padre dei Rinoceronti

L'artista, 82 anni, era profondamente legato ad Ancona, la sua città d'adozione: le sue opere sono esposte in tutto il mondo

Addio al genio della scultura. Se n’è andato a 82 anni dopo una lunga malattia Valeriano Trubbiani, il padre dei Rinoceronti. La Mater Amabilis, che domina piazza Pertini, è stato il regalo più bello fatto ad Ancona, la sua città adottiva, poco ricambiato per la verità, perché preda di vandali e writers. Era il suo cruccio: sperava che prima o poi la sua opera scultorea venisse trasferita in una location migliore, come il porto antico. Chissà se questo desiderio verrà realizzato, ora che lo scultore d’origine maceratese non c’è più e lascia un vuoto incolmabile nel panorama artistico nazionale.

Le opere

Ad Ancona resteranno i segni della sua creatività: non solo i Rinoceronti di piazza Pertini, ma anche il sipario del Teatro delle Muse, la croce astile della Cattedrale di San Ciriaco, l’ambone e il tabernacolo della chiesa dei santi Cosma e Damiano, diverse opere esposte nella Pinacoteca e al Museo Tattile Omero. Le sue opere sono esposte in tutto il mondo, dall’Olanda a New York, fino al Giappone. Discepolo di Edgardo Mannucci e Gino Marotta, formatosi all’Accademia delle Belle Arti di Roma, iniziò la sua attività negli anni ’50, prima come pittore, poi come scultore. Nel 2012 Ancona lo celebrò con un’importante esposizione alla Mole Vanvitelliana. Trubbiani lascia la moglie Paola Scaravelli e i figli Massimiliano e Domiziana. 

I ricordi 

La sindaca Valeria Mancinelli ha affidato a Facebook l’ultimo saluto: «Se ne va un uomo e un artista fondamentale per noi. Valeriano Trubbiani ha segnato il Novecento di Ancona e ha realizzato alcuni dei più importanti simboli della città. Ha amato Ancona che lo ha ricambiato con passione, la città e lui condividono un carattere forte e passionale. R.i.p. in pace Maestro». Questo il commosso ricordo dell’assessore alla Cultura, Paolo Marasca: «A Valeriano sono legato sin da piccolo, è parte della mia famiglia. Ho passato con lui molto tempo e ho migliaia di ricordi, tra cui la mia tesi di laurea su di lui. Ma questi sono ricordi personali. Da amministratore, posso solo dire che se ne va uno dei più grandi scultori del novecento, la cui coerenza a volte non è piaciuta al mercato, ma è stata un tesoro raro. Le Marche hanno il novecento più impressionante del Paese, grazie a uomini e donne come lui, che hanno vissuto sempre l'arte come un impegno totale. In questi anni abbiamo fatto con lui delle cose, abbiamo anche incontrato delle difficoltà e rallentato dei progetti. Questo è un cruccio, perché aveva tanto da insegnare anche nei suoi ultimi giorni. Lui era un vero Maestro. Ancona ne è fiera e lo ricorderemo come merita».

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