rotate-mobile
Cronaca

“Quell’amabile dorica società”: nell’Ancona del ‘700 14 omicidi l’anno

Diecimila abitanti, duecento osterie, un numero impressionante di risse e un tasso di omicidi pro-capite 35 volte superiore a quello attuale. Ecco il capoluogo dorico ai tempi dello Stato Pontificio

Diecimila abitanti, duecento osterie, un numero impressionante di risse e ben 14 omicidi all’anno. Questo il ritratto della città di Ancona nei primi anni del Settecento, così come emerge dal libro del dottor Alessandro Badaloni, medico anconetano, che nel prendere la seconda laurea in economia ha accettato la sfida del suo professore e si è immerso nei polverosi archivi cittadini, per spulciare meticolosamente gli appunti del console francese stanziato nel capoluogo ai tempi dello Stato Pontificio.
L’opera di Badaloni – “Quell'amabile dorica società. L'Ancona del '700 in un archivio di famiglia” (Edizioni Affinità Elettive) – viene citata oggi sulla rubrica Italians tenuta sul Corriere.it dal noto giornalista Beppe Severgnini grazie a Piero Romagnoli, un nostro concittadino studioso dilettante (e appassionato) della storia locale, che si è imbattuto nella ricerca nel corso delle sue documentazioni.

Fa specie il confronto con l’Ancona di oggi che, come sottolineato da Romagnoli, ha decuplicato il numero di abitanti: “Adesso, su una popolazione di centomila, la città Dorica conta da 3 a 4 omicidi l’anno di media, con una riduzione di morti ammazzati per abitante, di 35 volte. Non c’erano gli immigrati, all’epoca, erano tutti indigeni. E si ammazzavano 35 volte più di adesso.”

Per chi volesse leggere questo e altri particolari interessanti sull’Ancona di trecento anni fa il consiglio è quello di procurarsi la fatica letteraria del dottor Badaloni.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

“Quell’amabile dorica società”: nell’Ancona del ‘700 14 omicidi l’anno

AnconaToday è in caricamento