Alluvione Marche, nel mirino i sistemi di allerta: sindaci sotto torchio
Prese in considerazione tutte le ipotesi ricostruttive. La Procura: «Priorità garantire fonti di prova»
ANCONA - Sta interessando la giornata del 15 settembre scorso, quella specifica dell’alluvione, la documentazione che i carabinieri hanno iniziato ad acquisire ieri mattina nei Comuni interessati dal fiume Misa esondato. I militari hanno iniziato a sentire anche i sindaci, come persone informate dei fatti. Chiedono conto dei sistemi di allerta adottati appena hanno appreso che la portata d’acqua in arrivo era enorme e c’era pericolo per la popolazione. L’Arma vuole conoscere, su delega della Procura di Ancona, anche sui rapporti intercorsi da quel momento tra Comuni e Regione. «Tutte le ipotesi ricostruttive sono prese in considerazione - spiega la procuratrice capo Monica Garulli - la priorità è garantire l’acquisizione di fonti di prova, sia testimoniali che documentali». La procuratrice esprime anche «vicinanza alle famiglie delle vittime e ai soccorritori che stanno facendo un ottimo lavoro».
Intanto gli esiti dei riscontri medico-legali sulle salme delle vittime dell’alluvione parlano di morte per annegamento. Le vie aere erano piene di fango e acqua. L’inchiesta è ancora senza indagati. Intanto anche la Procura di Pesaro ha aperto un fascicolo per inondazione colposa per l'evento che ha riguardato il proprio territorio. Anche questo per ora contro ignoti.