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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Bufera Aerdorica, 29 indagati per bancarotta fraudolenta e peculato

Secondo la procura avrebbero portato la società al dissesto. Tra i nomi spiccano quelli dell'ex dg Marco Morriale, del presidente del cda Giovanni Belluzzi e l'amministratore unico Federica Massei

Ventinove persone indagate a vario titolo per bancarotta fraudolenta e peculato. Aerdorica di nuovo sotto la lente della Procura. Sono partite nei giorni scorsi le notifiche dell’avviso di conclusione di indagini preliminari che prende in esame l’operato della Spa dal 2005 al 2019. 

Tra i vari nomi spiccano quelli di Marco Morriale, direttore generale dal 2007 al 2013, Giovanni Belluzzi, presidente del cda e poi amministratore delegato dal 2013 al 2015, e Federica Massei, amministratore unico dal 2016 al 2019.

Nel fascicolo d’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Paolo Gubinelli, sono finiti anche sindaci, revisori e componenti del consiglio di amministrazione. Secondo la Procura questi soggetti avrebbero determinato e aggravato, ognuno nel proprio ruolo, «lo stato di crisi e di insolvenza di Aerdorica con condotte distrattive, dissipando risorse pubbliche e con spese eccessive rispetto ai ricavi e al bacino di utenza». Ci sarebbero state anche anomalie nella gestione degli appalti e alterazione della documentazione fiscale. La società, prima dell’iter per il concordato, era arrivata a sfondare il tetto dei 40 milioni di debiti. In relazione alla Massei viene contestata la riscossione delle addizionali comunali sui diritti di imbarco dei passeggeri che poi non sarebbero state riversate all’Inps/Erario dal 2009 al 2019. Secondo il pm le omissioni, contabilizzate in 9 milioni di euro, sarebbero state camuffate nelle voci dei bilanci, alterando così la rappresentazione gestionale della società.

Mentre tutte e 29 le persone sono indagate per bancarotta fraudolenta, sono 27 quelle accusate di peculato (tutti tranne  due: un sindaco nel periodo 2015 e 2016 e un revisore legale società esterna dal 2014 al 2016). Gli indagati, a seguito della notifica di conclusione indagini, hanno il diritto entro venti giorni di presentare memorie difensive o chiedere di farsi ascoltare dagli inquirenti.  

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