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Cronaca Corinaldo

Processo bis alla Lanterna Azzurra, chieste cinque condanne. Pm: «Il loro motore era l'avidità»

I pm Bavai e Gubinelli hanno formulato le richieste di pena nei confronti degli imputati che hanno scelto di procedere con il rito abbreviato: gestori del locale, proprietari dei muri e addetti alla sicurezza

Processo bis per la strage di Corinaldo. I pm Valentina Bavai e Paolo Gubinelli mercoledì 12 gennaio hanno elencato la lista di irregolarità all'interno della discoteca in cui quella maledetta notte dell'8 dicembre si sarebbe dovuto esibire Sfera Ebbasta e dove persero la vita 6 persone (cinque minori e una mamma di 39 anni) e ne rimasero ferite oltre 200. L'accusa ha formulato le richieste di pena nei confronti degli imputati: gestori del locale, proprietari dei muri e addetti alla sicurezza che hanno scelto di procedere con il rito abbreviato. 

Per due proprietarie dell’immobile Mara Paialunga e Letizia Micci la procura ha chiesto l’assoluzione, mentre per Alberto e Marco Micci la pena definiva richiesta è di 3 anni di reclusione. Per il deejay e organizzatore della serata con il trapper milanese, Marco Cecchini, la richiesta è di 6 anni e un mese, mentre per il socio della Magic Srl che gestiva il locale Carlantonio Capone la richiesta è di 4 anni e 8 mesi. Stessa pena per Gianni Ermellini, addetto di fatto alla security della serata. Stando alla tesi dell’accusa quella sera nel club di Corinaldo ci sarebbero state almeno 1032 persone nella sala principale. Un numero impressionante di giovani, oltre il doppio rispetto alla capienza massima consentita di 459. Proprio Cecchini, quella sera, avrebbe fatto stampare addirittura 6mila prevendite ma, stando alla ricostruzione dei pm, quella non sarebbe stata la prima volta che alla Lanterna Azzurra si oltrepassavano i limiti di capienza. Quella sera ci si aspettava il pienone. «Con Sfera – scriveva in una chat su whatsApp Carlantonio Capone – si può arrivare penso e spero a 2500». Riempiendo a tappo il locale si sarebbe potuto rientrare dei costi. Sfera Ebbasta, infatti, secondo le indagini, per una serata che comprendeva due show, uno all’Altromondo studios di Rimini e uno, subito dopo, a Corinaldo, avrebbe stipulato un contratto per 45mila euro di compenso. Gubinelli si è focalizzato in particolare sul tema dell'avidità quale motore delle azioni degli imputati e, sempre secondo l'accusa, di «un’emergenza che non è stata gestita affatto» con dei responsabili che hanno agito in modo «poco consapevole o quantomeno incauto».

La lista delle irregolarità è lunga. Non ci sarebbe stato, infatti, un contratto firmato con la W.A.R Private Security, società di sicurezza ingaggiata per l’evento dove avrebbe dovuto presenziare Sfera Ebbasta, trapper in realtà mai arrivato a Corinaldo; non si tenne alcuna riunione sul piano di emergenza e l’elenco degli addetti alla security sarebbe avvenuta dopo le due di notte, a tragedia avvenuta. Intanto giovedì 13 gennaio alle 9,30 al via il processo d'appello per la banda dello spray al peperoncino mentre sono attese per il 10 febbraio le parti civili nel processo ai "colletti bianchi". 

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