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Psicologia della notizia

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A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

Un tumore in famiglia: che fare con il malato a livello psicologico?

Secondo le statistiche 3 famiglie su 4 devono fronteggiare un' esperienza di cancro nel corso del ciclo di vita. Eppure, ogni volta che un membro della famiglia scopre di avere un tumore, viene vissuto come assolutamente inatteso

Si stima che in Italia ogni anno si diagnosticano circa 365.000 tumori, il 52% negli uomini e il 48% nelle donne. Nel corso della vita in media un uomo su 2 e una donna su 3 si ammaleranno di tumore. La sopravvivenza è aumentata nel corso degli anni. La ricerca in ambito oncologico ha fatto e continua a fare passi da gigante per la cura delle neoplasie. Nonostante ciò, la parola “cancro”, evoca sentimenti di ansia, paura e smarrimento. Secondo le statistiche 3 famiglie su 4 devono fronteggiare un’ esperienza di cancro nel corso del ciclo di vita. Eppure, ogni volta che un membro della famiglia scopre di avere un tumore, viene vissuto come assolutamente inatteso.

Calza a pennello la metafora del cancro come un ospite sgradito che si presenta quando non invitato, occupa gli spazi in modo invadente, impone radicali cambiamenti delle abitudini, influenza i rapporti e condiziona il futuro.

La malattia incide sulla vita familiare e diventa la «cartina di tornasole» delle relazioni: può unire alcune famiglie e disgregarne altre. La diagnosi prima e le cure poi trasformano tutto: la relazione genitori-figli, la coppia, la comunicazione, i ruoli, le emozioni, i rapporti con i parenti e la comunità.

Per il familiare inizia il vortice delle emozioni: la paura della perdita, la preoccupazione per la salvaguardia delle emozioni del malato, l’incertezza per il cambiamento dei ruoli in famiglia, l’ansia per gli eventuali risvolti economici, la fragilità delle vecchie certezze che la routine quotidiana regala.

Sorgono i dubbi anche sulle cose che prima sembravano semplici e naturali: cosa dire al malato, come parlargli, come toccarlo, come guardarlo senza trasmettergli ansia e paura.

È fondamentale fermarsi e riflettere un secondo su come stare accanto al malato senza perdere il controllo della propria vita e della propria famiglia. La chiave sta nel conoscere e riconoscere i bisogni (anche quelli inespressi) della persona malata al fine di accoglierli e soddisfarli. Alcuni dei bisogni del paziente in questo momento sono: rispetto della dignità del proprio corpo, non essere abbandonato, comunicare, esprimere una progettualità.

Una delle sensazioni più comuni di amici e parenti, che desiderano sostenere un malato di cancro, è non sapere da che parte cominciare, nonostante le migliori intenzioni.

Che fare, dunque? Come comportarsi? Generalizzare è difficile e ogni situazione andrebbe valutata a sé. Alcuni suggerimenti possono essere utili:

  • Adottare comunicazione schietta ed efficace fra i familiari: migliora la gestione di una situazione già di per sé complessa per tutti.
  • Esprimere le proprie emozioni, condividere i sentimenti di frustrazione, rabbia e dolore scatenati dalla malattia.
  • Chiedere aiuto: gli interventi di supporto psicologico per il paziente, per la famiglia sono utilissimi.

Ovviamente i suggerimenti forniti devono essere personalizzati, non dimentichiamo che ogni individuo è unico e ha la sua personalità, le sue esperienze, i suoi sogni, i suoi desideri.

Dr.ssa Eleonora Strappato: Psicologa del lavoro e delle organizzazioni, Psicoterapeuta cognitivo-costruttivista in formazione – Psicologa di IPSE Ancona

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