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Psicologia della notizia

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A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

Fare rete e una ricerca attiva: ecco come trovare lavoro evitando la depressione

Lo psicologo dell'IPSE Ancona ci spiega come evitare il primo errore che la maggior parte dei disoccupati commettono: occuparsi del semplice invio di decine/centinaia di curriculum senza dedicarsi alla cura delle relazioni

Il CV non basta. E’ con la ricerca attiva che si trova lavoro e si evita la depressione. Scrivo questo breve articolo dopo i risultati non eccellenti raggiunti anche nella nostra regione dal programma Garanzia Giovani e con in mente due scene capitatami pochissimo tempo fa. In una il protagonista è un ragazzo, in fila prima di me al servizio clienti di un noto negozio di elettrodomestici. Nel momento in cui sopraggiunge il suo turno il ragazzo chiede all’addetto “Posso lasciare il mio CV?” e, a risposta affermativa, lo consegna e se ne va in fretta e furia. L’altra riguarda un mio conoscente che in un suo stato su facebook dichiara con disperazione e in cerca di sostegno di aver spedito tramite mail “quasi cento curriculum” in giornata.

Queste due situazioni simboleggiano il primo grande errore che, quasi inevitabilmente, un disoccupato attua in questa fase storica, ovvero focalizzarsi solo ed esclusivamente su quel “pezzo di carta” (o file) chiamato Curriculum Vitae. E’ bene ricordare infatti che qualsiasi rapporto tra due figure (in questo caso tra azienda e lavoratore) si crea con la fiducia instauratasi attraverso una relazione. E’ questo il punto fondamentale da intuire per chiunque si trovi nella condizione di ricercare occupazione: “trovare lavoro vuol dire portare un datore di lavoro ad avere fiducia in me, nelle mie competenze e nella possibilità che la mia azione possa avere dei riscontri positivi sulla sua attività”. 

Senza - per ragioni di brevità - fare un discrimine nella tipologia dei disoccupati, è possibile notare come quasi tutti abbiano in mente le strade passive della ricerca del lavoro (Annunci, inserzioni, Centri per l’Impiego, Agenzie Interinali, invio di CV, etc.) e quasi nessuno le soluzioni pro-attive quali il networking e (serie) auto-candidature. E’ come se l’intero insieme dei disoccupati si indirizzasse al mercato strutturato del lavoro, fatto si di opportunità concrete (ed estremamente concorrenziali!), ma che rappresenta meno del 30% del mercato del lavoro nazionale. Infatti, secondo l’ultimo rapporto Isfol, il 5% è determinato da chi trova lavoro tramite annunci, il 20% dal lavoro commissionato dalle agenzie interinali e dalle società di selezione, il 3% dai Centri per l’Impiego e solo il 2% dall’invio di CV.

E il restante 70%? E’ costituito da un mercato detto informale e poco competitivo, formato da posizioni in via di concettualizzazione da parte delle aziende, che non sono state pubblicizzate e trasferite dai canali del lavoro. Il dato è facilmente analizzabile se si considera la composizione delle imprese italiane che vede il 99,5% di esse (rapporto SBA dell’SME) espresso da piccole imprese con meno di 49 dipendenti. La  maggior parte di esse non prevedono dei comparti addetti alla selezione del personale e le loro opportunità di lavoro non vengono quindi pubblicizzate ma affidate a canali informali e sociali di conoscenze. Il termine esatto per spiegare questo inevitabile fenomeno sarebbe “raccomandazione” ma, essendo una parola negativa nel nostro paese in quanto usata principalmente per indicare la pratica di designare una figura non per meriti professionali, preferisco “segnalazione”, ovvero consigliare un lavoratore per la sua serietà e la sua comprovata professionalità o attitudine .

Il primo passo che deve fare il disoccupato per evitare il sopraggiungersi di stati di sconforto e di diminuzione dell’autostima, è quindi quello di non isolarsi dietro ad un PC e focalizzarsi, una volta chiarite le proprie competenze/attitudini e obiettivi, sulla costruzione di una rete relazionale (amici, conoscenti, ex colleghi, ex compagni di classe, etc,) che gli permetta di entrare in contatto direttamente con le aziende. Questa operazione coraggiosa e intraprendente potrà permettergli di acquisire informazioni sui possibili datori di lavoro, far circolare la voce sulla sua disponibilità per una particolare professione (ricordate, chi cerca un lavoro qualsiasi non lo troverà mai!), di monitorare nel tempo quali imprese sono alla ricerca di personale, di avere delle capacità personali e/o professionali garantite e, soprattutto, di dimostrare la propria motivazione.

Dr. Daniele Orazi – Dottore in Psicologia delle organizzazioni – Orientatore professionale di IPSE Ancona 
Mail: ipse@poliarte.it Sito: www.ipseancona.it

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