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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Psicologia della notizia

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A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

Cosa si sviluppa nella mente di un giovane che tenta il suicidio

Nel mondo, oltre 800.000 persone all'anno muoiono a causa di un suicidio

In Italia, secondo l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), il suicidio è la seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali, tra i giovani dai 15 ai 29 anni. Nel mondo, oltre 800.000 persone all'anno muoiono a causa di un suicidio (in media un suicidio ogni 40 secondi e un tentato suicidio ogni 3). Tra i metodi più comuni c'è l'ingestione di pesticidi, l'impiccagione e l'uso di armi da fuoco.

Parlando di suicidio si ha subito la sensazione di impotenza e smarrimento e la domanda che sorge subito spontanea è «perché lo ha fatto»? E’ molto difficile rispondere, in quanto, ogni atto suicidario porta con sé un significato unico. In ogni caso, nella genesi del suicidio giocano un importante ruolo traumi ripetuti e stati depressivi e schizofrenici. L'elevata incidenza di suicidi in età adolescenziale è comunque, in genere, legata al particolare periodo di vita, connotato da vulnerabilità psicologica, turbamenti, sofferenze emotive, tendenza all'impulsività, disregolazione affettiva, difficoltà di mentalizzazione, strategie di coping inefficaci e scarsa capacità di problem solving. Tra gli adolescenti sono frequenti anche i tentativi di suicidio, messi in atto spesso per attirare l’attenzione, ricattare, provocare. In genere è raro che, chi decide di porre fine alla propria esistenza lo faccia così, all'improvviso; è molto più frequente, infatti, che abbia posto in essere alcuni segnali come ad esempio ridurre le attività sociali, avere scarsa stima di sé, presentare difficoltà relazionali e identitarie prima di giungere alla decisione conclusiva, vista come l'unica via possibile, per porre fine a un vissuto interiore doloroso e insopportabile.

Le motivazioni che spingono un giovane a pensare al suicidio possono essere esistenziali, non crede più in se stesso e non ha più speranza nel futuro; di reazione, il giovane decide di suicidarsi come risposta ad un trauma o ad una situazione inaspettata nella quale prova o ha provato una forte delusione, non ha infatti importanza l'evento in sé ma il significato che gli si attribuisce. Il suicidio, inoltre, può essere considerato l'unico modo per attirare l'attenzione e può essere usato per vendetta contro l'indifferenza degli altri con l'intenzione che questi vivano con il senso di colpa e il rimorso. Infine il suicido può anche essere l'unica via, per sfuggire al dolore di un amore finito.

Ma come si arriva a pensare, progettare e infine mettere in atto il suicidio? In estrema sintesi è possibile individuare tre livelli nel percorso suicidario:

1- livello della fantasia suicidaria, dove si comincia a prendere in considerazione l'idea.

2- livello dell'ideazione e del progetto suicidario, dove si considerano gli aspetti positivi e gli aspetti negativi. L'idea del suicidio esce dalla generica idea di morire e si trasforma in una reale raffigurazione della propria morte.

3- livello della decisione finale, dove si compie il tentativo di suicidio vero e proprio.

L’ormai sempre maggior numero di adolescenti suicidi, non è conseguenza solo del processo di separazione-individuazione, tipico di questa fase, ma è un campanello d’allarme dell’incapacità della nostra società, di comunicare valori e significati esistenziali.

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