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Psicologia della notizia

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A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

Inizia la scuola! Il ruolo fondamentale del genitore per agevolare l’esperienza scolastica dei figli

La scuola è il nostro passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a coloro che oggi si preparano ad affrontarlo. (Malcom X). Sicuramente questa frase è facilmente comprensibile e condivisibile da chi, oggi, ha completato il suo ciclo di studi; ma come si può fare per spiegare a bambini di 6-7 anni piuttosto che adolescenti di 14-15 che l’istruzione e la formazione, qualunque esse siano, potranno costituire il loro biglietto da visita per la vita?

Tale quesito è di estrema attualità dato l’inizio imminente della scuola e già aleggiano nell’aria le paure e le incertezze di bambini, ragazzi e genitori. Le manifestazioni con cui il bambino può “rifiutare” la scuola sono varie come ad esempio abbandonarla durante il giorno, arrivare sempre tardi, avere comportamenti problematici per non andarci (capricci, rifiuto a muoversi). Il bambino generalmente rifiuta la scuola per una o più di queste ragioni: vuole evitare stimoli scolastici che provocano un’emozione negativa (paura, ansia, depressione, sintomi somatici), fuggire da situazioni sociali avversive e/o valutative a scuola, cercare o ricevere attenzione dalle figure significative, perseguire gratificazioni concrete al di fuori del contesto scolastico. Nei casi più estremi parliamo di “Comportamento di rifiuto scolare” intendendo una situazione di momentanea (almeno due settimane) inabilità di ragazzi compresi tra i 5 e i 17 anni a mantenere un funzionamento adeguato all’età rispetto alla frequenza scolastica; o una mancanza di strategie adeguate per affrontare gli stress legati al contesto scolastico. Dei campanelli di allarme, prima di arrivare alla situazione patologica di cui sopra, li riscontriamo nel: rifiuto nello svolgere i compiti, richiesta di una figura costante durante l’esecuzione degli stessi, comportamento iperattivo e “violento” nell’ambiente scolastico. In questo “marasma di problemi” spesso i genitori si chiedono cosa possono fare. Come in tutte le difficoltà che riguardano la relazione tra persone, non esiste la ricetta perfetta; esistono una serie di domande che i genitori possono farsi quando si approcciano al figlio che deve andare a scuola:

  • Quanto peso do al risultato scolastico? E quanto alla serenità di mio figlio?
  • Che valore do alla scuola e all’istituzione che rappresenta?
  • Sono pronto ad accettare un brutto voto di mio figlio perché so che anche quello lo farà crescere?
  • Sono pronto ad accettare che mio figlio non ami la matematica e/o l’italiano ma piuttosto l’arte, la cucina, la falegnameria perché anche queste sono passioni?
  • Sono pronto a stare dalla parte delle insegnanti e della scuola nel momento in cui mi riportano una situazione di disagio in mio figlio?

Forse sarebbe più comodo ricevere soluzioni preconfezionate piuttosto che quesiti; ma sono convinta che ognuno debba costruire le proprie risposte nella relazione con il figlio e che nessuno meglio di un genitore possa farlo, magari quando necessario confrontandosi con figure professionali.

Dr.ssa Stefania De Luca - Psicologa Clinica e Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale in formazione

Se vuoi contattare gli psicologi dell’IPSE Ancona, scrivi a ipse@poliarte.org

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