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Martedì, 28 Novembre 2023
Psicologia della notizia

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A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

Perchè molti marchigiani utilizzano BlaBlaCar? I motivi psicologici dietro il car pooling

Molti si spostano in treno ma tantissimi altri usufruiscono o sono promotori di sistemi di car pooling, ovvero della condivisione di un’auto per uno spostamento di gruppo. Ecco perchè

Sono migliaia i nostri conterranei che ogni settimana macinano chilometri in lungo e in largo la penisola per ritornare nelle Marche dai loro luoghi di lavoro, di studio o di semplice svago. Molti si spostano in treno ma tantissimi altri usufruiscono o sono promotori di sistemi di car pooling, ovvero della condivisione di un’auto per uno spostamento di gruppo.

Non sono poche le piattaforme web che forniscono questo servizio di incontro tra chi vuole offrire e chi invece cerca un passaggio (nelle grandi città come Milano e Genova esistono addirittura delle piattaforme “interne” per la condivisione di tragitti cittadini). La più famosa di queste è sicuramente BlaBlaCar che vanta una community di oltre 10 milioni di iscritti in tutto il mondo.

Basta dare un’occhiata al sito ed utilizzare il motore di ricerca per notare che nei week end sono centinaia i passaggi disponibili che hanno come destinazione o come partenza il capoluogo dorico e le altre città della provincia.

Se a fronte del successo – sempre più in crescita - di questa modalità di spostamento ci sono sicuramente determinanti economiche per chi guida e per i passeggeri attraverso la condivisione delle spese di viaggio (riduzione dei costi per entrambi), da non  sottovalutare sono anche le motivazioni psicologiche ed esperienziali che spingono così tante persone ad effettuare un tragitto in compagnia di (semi)sconosciuti.

Il primo motivo psicologico che determina spesso un’esperienza positiva quando si utilizza il car pooling è quello che Kurt Lewin (1948) chiama “destino comune”, ovvero l’esperienza di sentirsi parte di un gruppo prodotta dalla condivisione di una meta/obiettivo e dalla percezione di interdipendenza con gli altri membri. Paradossalmente, è necessario semplicemente entrare in auto e condividere il destino del raggiungimento di una meta (le Marche o il proprio luogo di lavoro/studio), per avere quella percezione di “stare tutti sulla stessa barca” e ricevere le sensazioni positive dell’appartenenza ad un gruppo.

L’altro fattore psicosociale importante da considerare è quello determinato dalla prossemica che analizza i risultati psicologi delle distanze interpersonali e dai rapporti spaziali tra le persone e l’ambiente. Edward Hall (1963) ha individuato 4 zone interpersonali con la quale gli individui regolano le distanze fisiche nell’interazione con le altre persone:

  • area intima (da 0 a 50 cm), riservata al partner o alle altre relazioni intime;
  • area personale (da 50 a 150 cm), aperta alle conoscenze più fidate e agli amici;
  • area sociale (da 150 a 350 cm), legata alle relazioni interpersonali, ai rapporti di lavoro o agli incontri occasionali;
  • area pubblica (oltre i 350 cm), adatta agli incontri formali.

Dalla prossemica si evince quindi che l’esperienza del car pooling abbatte con forza le distanze fisiche con la quale normalmente si regolano le interazioni e permette a coloro che condividono un passaggio di entrare nelle aree personali e quindi più intime degli altri membri del gruppo.

Ai soggetti capiterà quindi di sentirsi inizialmente a disagio e in ansia (l’entrata di un estraneo all’interno dello spazio personale provoca normalmente sospetto o irritazione) ma con lo scorrere dei chilometri ci sarà un’accettazione inconscia di questa rottura delle barriere e i membri si troveranno sempre di più ad agire e parlare non come estranei ma come confidenti grazie a questa forzatura prossemica, oltre che alla fiducia instaurata.

Dott. Daniele Orazi – Psicologo delle organizzazioni e del marketing / Ricercatore di marketing / Collaboratore dell’Istituto Europeo di Psicologia e di Ergonomia

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