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Psicologia della notizia

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A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

Gratta & Vinci, il confine sottile tra gioco "normale" e patologico

Ma quanto è davvero sottile il confine tra gioco normale e gioco patologico? Ce lo spiega la Dott.ssa Serena Rabini: docente di psicologia alla Poliarte Ancona e Psicologa IPSE Ancona

La crisi economica, lo stress, la noia o molte volte semplicemente la voglia di divertirsi sono alcuni dei fattori che spesso ci spingono nei tabacchi, nei bar o nei casinò con il pensiero e la speranza di poter vincere un po’ di soldi magari con un gratta e vinci o una scommessa. Probabilmente ognuno di noi ha sperimentato questi tipi di giochi, almeno una volta nella vita dicendosi: “Provo, non si sa mai, magari è la volta buona che vinco qualcosa!”. Questo forse è proprio quello che ha pensato l’uomo di 50 anni che, pochi giorni fa a Chiaravalle, ha voluto giocare con un grattino di soli 10 euro che gli ha permesso però di vincerne ben due milioni. Come riporta la notizia di Ancona Today è stata davvero una grande fortuna, per chi gratta semplicemente per divertimento ma non è un malato del gioco. 

Ma quanto è davvero sottile il confine tra gioco normale e gioco patologico? Risulta molto importante distinguere tra chi gioca adeguatamente, per un breve periodo o occasionalmente con perdite calcolate e accettabili e chi invece con il gioco eccessivo va incontro a perdita di controllo sulla condotta, disagio emotivo, compulsività, fino ad arrivare addirittura alla dipendenza. Si può parlare di gioco d’azzardo patologico quando la persona ha bisogno di quantità crescenti di denaro per ottenere l’eccitazione desiderata, ha fatto ripetuti sforzi per controllarsi ed è irritabile se tenta di ridurre o smettere di giocare. Inoltre il giocatore d’azzardo, differentemente da un normale giocatore, ha spesso pensieri persistenti che riguardano il gioco, dopo aver perduto denaro cerca di ritentare di nuovo e conta sugli altri per risollevarsi da situazioni finanziarie disperate. La persona generalmente gioca quando si sente a disagio, ad esempio è ansioso o depresso e può mettere in pericolo o perdere una relazione significativa, il lavoro, opportunità di studio e di carriera. Questo molte volte avviene a causa delle ripetute bugie dette agli altri per coprire la portata del gioco o a causa delle richieste di denaro che viene poi utilizzato per giocare ancora o per pagare i debiti.

Colui che è dipendente dal gioco mette in atto tale comportamento durante le ore di lavoro o di scuola, è preoccupato per le conseguenze negative che si verificheranno per cui questo spesso si riflette proprio in assenteismo o scarso rendimento lavorativo/scolastico (DSM-V). Il gioco patologico è caratterizzato inoltre da distorsioni del pensiero come ad esempio forme di negazione, superstizioni, senso di potere e di controllo sugli esiti degli eventi casuali o eccessiva sicurezza. Risulta facile dunque entrare in un vortice che produce effetti negativi sulla persona stessa, sulla sua famiglia, sugli amici e su tutta la comunità. Diventa fondamentale saper riconoscere il momento in cui si supera il sottile confine tra gioco normale e patologico ed in caso intervenire entro il più breve tempo possibile. Perciò l’invito è quello di mantenere sempre un atteggiamento critico, in quanto facilmente la situazione può sfuggire di mano, modificando la nostra vita, persino in maniera drammatica.

Dott.ssa Serena Rabini: Psicologa clinica, Psicoterapeuta in formazione Cognitivo-Comportamentale, docente di psicologia alla Poliarte Ancona, Psicologa IPSE Ancona 
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