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Psicologia della notizia

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A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

Gli effetti neuropsicologici su chi abusa di sostanze

La notizia pubblicata di recente da Ancona Today sullo studente universitario spacciatore ci fa riflettere molto. Sappiamo già i gravi effetti delle droghe, ma quanto può essere davvero dannoso abusare di sostanze stupefacenti? Per droga si intende una sostanza non prescritta capace di alterare gli stati neurofisiologici e i correlati stati mentali della persona che ne fa uso. Dunque, possiamo dire che le sostanze psicoattive influenzano lo stato d’animo, la consapevolezza e i pensieri di chi ne abusa.

Negli ultimi anni le tecniche di neuro immagine (Risonanza Magnetica Nucleare, Risonanza Magnetica Funzionale, Tomografia ad Emissione di Positroni, ecc.) hanno permesso di evidenziare e mostrare le strutture e il funzionamento delle aree cerebrali che sono coinvolte nei processi disfunzionali che portano alla dipendenza (Fowler 2007). Attraverso le neuroimmagini si può considerare che la dipendenza da droghe è una malattia che porta a notevoli cambiamenti funzionali e strutturali nel cervello, fino ad arrivare ad un’alterazione del funzionamento di specifiche regioni cerebrali. La tossicodipendenza rappresenta un fenomeno complesso, modulato da fattori genetici, esperenziali e ambientali, che coinvolge un vasto circuito cerebrale fino alle regioni del lobo frontale e prefrontale (corteccia orbitofrontale e cingolato anteriore). Le sostanze stupefacenti alterano il funzionamento cerebrale, dai circuiti cerebrali dei nuclei profondi alle funzioni cognitive superiori e motivazionali. Infatti coloro che abusano di droghe mostrano una evidente perdita di controllo sul proprio comportamento, deficit a livello inibitorio, della capacità di prendere decisioni e di regolare gli affetti. Gli individui con storia di uso cronico di sostanze presentano quindi, oltre ad anomalie neurobiologiche, gravi deficit neuropsicologici, specialmente a livello delle funzioni esecutive (Yucel et al. 2007). In particolare è facile notare la compromissione dell’attenzione sostenuta, della memoria di lavoro, della capacità di pianificare le azioni necessarie per svolgere un determinato compito e della flessibilità comportamentale. In questi casi, risulta dunque molto importante effettuare una corretta valutazione neuropsicologica. Attraverso l’uso di test sarà possibile verificare il grado di compromissione di queste funzioni cognitive. Gli esiti della valutazione neuropsicologica potranno, essere utili per l’impostazione di un trattamento della dipendenza che tenga presente di tutte le difficoltà e le risorse dell’individuo. Quello che si consiglia è sottoporsi, con l’aiuto di un esperto, ad un training di potenziamento cognitivo o di riabilitazione neuropsicologica con lo scopo di recuperare le funzioni cognitive alterate. Il percorso neuroeducativo o neuropsicologico svolto in parallelo potrà migliorare l’aderenza e la motivazione al trattamento della dipendenza rendendo così l’intervento più efficace e rapido.

Dott.ssa Serena Rabini: Psicologa clinica, Psicoterapeuta in formazione Cognitivo-Comportamentale, docente di psicologia alla Poliarte Ancona, Psicologa IPSE Ancona

Mail: ipse@poliarte.org    Sito: www.ipseancona.it

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