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Giovedì, 25 Aprile 2024
Psicologia della notizia

Psicologia della notizia

A cura di Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia (IPSE) di Ancona

Vacanze, la psicologia della scelta degli alloggi

“Case pollaio” e “posti letto” disponibili in balcone. E’ la notizia di cronaca passata sui TG alcuni giorni fa: la GdF ha scoperto, in una splendida località marina, alloggi privi dei sufficienti requisiti igienico-sanitario affittati a ragazzi, contravvenendo anche al divieto di sovraffollamento.

Partiamo da questa notizia per riflettere sulle scelte dei turisti in merito al proprio alloggio in vacanza.

Cosa spinge un ragazzo a scegliere un posto letto, magari in balcone o un posto fatiscente? E’ solo una questione economica?

Cosa cerca la famiglia nell’agriturismo prenotato e poi trovato deludente?

E soprattutto cosa rende una camera in un B&B o in albergo, un appartamento o un bungalow un luogo in cui ci si senta bene… ”a casa” seppur in vacanza?

La psicologia ambientale e la prossemica ci vengono in aiuto dandoci alcune risposte. I ragazzi, in adolescenza, ricercano attivamente la prossimità con i coetanei e frequentare discoteche, manifestazioni, concerti, luoghi affollati è piacevole.

La prossemica, studiata per primo da Hall (The Hidden dimension, 1966), parla della distanza personale, uno lo spazio che interponiamo tra noi ed amici o conoscenti, che nelle persone adulte è mediamente valutabile tra 60 e 120 cm circa. Negli adolescenti questo spazio interpersonale è ridotto. Vivere “appiccicato” ad altri non costituisce un problema e la iperstimolazione fisiologica che ne deriva (un incremento dello stato di attivazione e reazione agli stimoli interni ed esterni) non crea disagio fisico o psicologico.

Nelle persone adulte, però, inizia ad aumentare il bisogno di spazi personali più ampi e anche di privacy. E’ molto più facile per un ragazzo condividere una stanza con altri piuttosto che per una persona di 35-40 anni. Con la maturità, e ancor più, nell’anzianità, entra in gioco un altro fenomeno studiato dalla psicologia ambientale, l’attaccamento ai luoghi o place attachment (Altman e Low, 1992 – Baroni 2008), che può spiegare ulteriormente il nostro rapporto con luoghi e spazi.

La nostra identità, il “chi siamo”, è definita anche dalla dimensione spaziale, dal “dove siamo” o dove siamo stati, vale a dire dalla relazione con i luoghi significativi che hanno soddisfatto bisogni essenziali al nostro sviluppo. Il legame che si crea con il luogo in cui abitiamo e che contribuisce alla definizione della nostra identità, si crea anche con i luoghi di vacanza. Spesso, infatti, le persone scelgono di tornare in vacanza nella località degli anni precedenti, preferendo anche la stessa sistemazione in albergo o appartamento.

Anche per questo aspetto c’è una grande differenza tra il comportamento dell’adolescente o del giovane che vive una sorta di “antiattaccamento” ed è fortemente attratto da ambienti nuovi, rispetto all’adulto, soprattutto se con un rapporto affettivo già consolidato, che tende invece a sviluppare un forte attaccamento al luogo.

Crescendo l’individuo ricerca nelle case in cui vivere caratteristiche che soddisfino il bisogno di protezione, sicurezza, privacy e accoglienza, e questo vale anche per l’alloggio della vacanza. Seppur con un pizzico di esoticità e diversità: andare in vacanza significa anche rompere con gli schemi quotidiani e lo stato di temporaneità della sistemazione in campeggio, in albergo o in appartamento permette di uscire dal conosciuto, toccasana per la nostra salute.

Catia Mengucci - Dott.ssa in Scienze Psicologiche dell’Intervento clinico - Esperta in Psicologia dell’Abitare - Collaboratrice di IPSE Ancona

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