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Ancona malgrado la Storia

Ancona malgrado la Storia

A cura di Davide Toccaceli

Fu l'antitesi di Caravaggio, un anconetano alla corte di Elisabetta I

Stiamo parlando di Federico Zuccari, l'autore dell'immagine della Regina che ha cambiato la storia mondo, nell'aspetto che giunge fino a noi da un'era in cui la fotografia non esisteva

Mi ispirerò sommariamente ad un argomento di attualità: la ripresa dell'interesse per le arti figurative nella nostra città di provincia, a lungo sopita dalla prolungata chiusura della Pinacoteca Comunale per massivi lavori di restauro. La collettività anconitana, riappropriatasi dello spazio, ultimamente tende anche a recuperare la conoscenza delle opere che sono conservate nella collezione pubblica e sparpagliate in altri contenitori, con improvvisi e graditissimi sviluppi verso opere che non appartengono alla città (Caravaggio esposto in Pinacoteca) e verso i terreni, forse meno facilmente fruibili e di minor impatto immediato, ma altrettanto affascinanti dell'arte contemporanea. Presso il nostro Lazzaretto, la Mole progettata dal Vanvitelli nel XVIII secolo e faticosamente recuperata alla pubblica fruizione, sta per inaugurarsi una mostra intitolata "Ecce Homo", sulla "scultura di figura nell'arte contemporanea italiana dal secondo dopoguerra ad oggi": il tema principale è la scultura della figura  attraverso "un racconto  che mette al centro l'uomo e le sue complesse declinazioni esistenziali e sociali" (fra virgolette la trascrizione letterale del comunicato di presentazione della mostra, dal 27 ottobre 2016 ad Ancona, presso la Mole Vanvitelliana). "Ecce Homo" è una locuzione evangelica, divenuta proverbiale nel descrive l'essere umano sofferente del suo vissuto. Come riporta il Vangelo di Giovanni, Ponzio Pilato così presenta Cristo flagellato agli Ebrei: "Ecco l'uomo che accusate, adeguatamente punito..."

A PRESCINDERE DALLA MOSTRA AD ANCONA. C'entra Ancona, c'entra la sua storia e, soprattutto, c'entra l'arte. Un marchigiano, intorno al 1575, viveva e lavorava a Londra, allontanatosi da un'Italia in piena decadenza, ormai preda di dominatori stranieri che si disputavano i minuscoli staterelli che la compongono. Antesignano della "fuga di cervelli" che oggi tanto ci angustia, viene convocato alla Corte della  Regina Vergine, Elisabetta I, per eseguire ritratti di gente importante. Se nella seconda metà del XVI secolo l'economia della nazione è in decadenza e il peso politico dei Granducati italiani è inesistente, è ancora considerevole il peso culturale dell'eredità rinascimentale: il nostro uomo dipinge alla "Maniera" di Michelangelo e dei grandi pittori italiani del primo '500 ed è uno dei più bravi. Lo schizzo del ritratto che eseguì per la grande Elisabetta d'Inghilterra divenne il modello da lei preferito, niente a che vedere con le rigide forme con cui  la dipingevano i locali pittori nordici.
 Federico Zuccari, così si chiamava l'artista, è autore dell'immagine storica della Regina che ha cambiato la Storia del mondo, nell'aspetto che giunge fino a noi da un'era in cui la fotografia non esisteva.
Non è poco. Nemmeno è poco quello che ha fatto in Italia, dove invero era riconosciuto come artista raffinato e membro d'apice delle migliori scuole d'arte (fu rettore a vita dell'Accademia del Disegno di Firenze, carica eguagliata solo da Antonio Canova, a quanto pare). Proprio a Firenze egli ha realizzato l'opera più colossale, a testimonianza eterna del suo talento, completando gli affreschi iniziati dal Vasari sulla volta della cupola della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Zuccari era agli antipodi del contemporaneo Caravaggio, era un pittore classico e sempre criticò le scelte di rottura del suo collega, che conobbe maggior fama due secoli dopo.

ANCONA E L'"ECCE HOMO". Qui ad Ancona è facilmente visibile una sua opera non minuscola, ma comunque piccola.
Un quadretto sacro che ne testimonia concretamente la presenza è conservato, seminascosto  dalle decorazioni dell'altare maggiore, nella duecentesca chiesa di San Giovanni Battista, a Capodimonte, incrocio fra Vicolo della Palomba e Via Astagno. Fra le canne dell'organo e gli stucchi un po' barocchi dell'interno fa capolino  il piccolo quadro (115 x 110 cm, olio su tela) che rappresenta Cristo, al centro legato e a torso nudo, fra un soldato e degli spettatori in panneggi orientalizzanti, nella posa un poco enfatica dei dipinti Manieristi.
Un classico "Ecce Homo". Ovvio che l'opera, se non per l'importanza sua propria ma per quella dell'autore di fama internazionale, meriterebbe una collocazione di maggior rilievo. Vi ho indicato l'esatta localizzazione del tempio medievale, vi suggerisco un giro, magari per la funzione domenicale: basta chiedere al parroco o al sacrestano e potrete ammirare l'opera senza tante formalità. E' questo il bello: niente file, niente prenotazioni, niente biglietto. Un'autore di fama internazionale al prezzo di una passeggiata nel centro storico. Possiamo dire che un dipinto di Federico Zuccari "val bene una Messa"!

BIOGRAFIA. Il famoso pittore, settantenne gravemente malato, muore ad Ancona il 20 luglio del 1609, ospitato dall'amico Marco Jovitta. Fu sepolto dopo solenne cerimonia nella Chiesa di Sant'Agostino in via Cialdini, dallo stupendo portale gotico scolpito da Giorgio di Martino Orsini da Sebenico, maestro scultore del primissimo Rinascimento. La Chiesa Agostiniana fu ristrutturata negli interni da un altro grande della Storia dell'Arte, Luigi Vanvitelli, che nella prima metà del '700 la ristilizzò in forme barocche. In quell'esatto punto alle pendici del Colle Astagno si intersecano quindi le vite e i talenti di tre sommi artisti. Per finire "all'anconitana": ora l'oblìo copre col suo manto impietoso il destino della sepoltura del Maestro Zuccari, in quanto nella seconda metà dell'ottocento il convento di S.Agostino  viene trasformato in caserma dal Regno d'Italia, che ha bisogno di ricoveri per le ingenti truppe di stanza ad Ancona contro la costante minaccia dell'Impero Austro-Ungarico, schierato sull'altra sponda dell'Adriatico. Non so con certezza dove siano finite le spoglie di Federico Zuccari, forse in un ossario nella limitrofa chiesa del Sacramento. Ecce Homo, in tutta la sua vicenda di vita.

Davide Toccaceli

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