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Ictus cerebrale, cause e conseguenze: convegno pubblico e screening gratuiti

Una intera giornata dedicata alla prevenzione dell'ictus cerebrale

Ad Ancona un’intera giornata dedicata alla prevenzione dell’ictus cerebrale: giovedì 19 dicembre, dalle 10.30 alle 12.30, è in programma presso l'Auditorium "S. Totti" dell'Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona (Via Conca 71) un convegno, aperto alla popolazione, in cui il personale della Clinica Neurologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona illustrerà epidemiologia e aspetti clinici dell’ictus, quali sono i fattori di rischio e le terapie oggi disponibili. A partire dalle ore 15, presso la Clinica Neurologica (Day Hospital, 5° piano), i primi 50 cittadini che avranno inviato una mail all’indirizzo alicemarche2019@gmail.com potranno usufruire gratuitamente di uno screening qualificato con misurazione dei valori di pressione arteriosa, frequenza cardiaca e dei dati antropometrici con calcolo dell'indice di massa corporea. A conclusione dello screening è previsto un colloquio personalizzato con personale medico esperto e la consegna di scheda con consigli relativi alla riduzione del rischio di ictus. L’iniziativa è realizzata con il prezioso supporto di Neurologi e altri specialisti oltre che dei volontari di A.L.I.Ce. Marche. 

Come prenotare lo screening

Oltre alle prime 50 persone che si saranno prenotate tramite mail all’indirizzo alicemarche2019@gmail.com, ulteriori 30 posti sono a disposizione per coloro che potranno prendere parte al convegno che si svolgerà il 19 mattina. Nel caso in cui dovessero registrarsi un numero di adesioni maggiore alle 80 previste, verrà comunicata quanto prima una nuova data in cui sarà possibile effettuare lo screening.

I dati

L’ictus cerebrale è una patologia grave e disabilitante che, nel nostro Paese, rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Circa 200.000 italiani ne vengono colpiti ogni anno e la metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave. In Italia, le persone che hanno avuto un ictus e sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi circa 1 milione, ma il fenomeno è in crescita sia perché si registra un invecchiamento progressivo della popolazione, sia perché tra i giovani è in aumento l’abuso di alcool e droghe.

«Nella nostra Regione si verificano ogni anno circa 5.000 nuovi casi di ictus cerebrale; la mortalità conseguente ad un ictus ischemico è del 20% nelle prime 4 settimane e del 30% nei primi 12 mesi dopo l’evento acuto, solo il 25% dei pazienti sopravvissuti riesce a guarire completamente. Conoscere questa patologia e saper riconoscere velocemente i sintomi con cui si manifesta – dichiara il Professor Mauro Silvestrini, Direttore della Clinica Neurologica dell’Az. Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona – è di estrema importanza perché consente ai medici dell’Unità Ictus di intervenire in maniera tempestiva e, di conseguenza, aumentare notevolmente le possibilità di recupero. L’intervento precoce è l’elemento chiave per consentire il miglior recupero possibile e per cercare di ridurre i nuovi casi di ictus che si verificano ogni anno, Iniziative di questo tipo sono fondamentali – continua Silvestrini. La popolazione deve essere maggiormente consapevole che i fattori di rischio da soli e, ancora di più in combinazione tra loro, aumentano notevolmente il rischio di essere colpiti da ictus. 8 ictus su 10 possono essere evitati seguendo stili di vita adeguati, attraverso un’attività fisica moderata ed una sana alimentazione. Non va dimenticato, inoltre, che l’ictus è, come tutte le malattie cardiovascolari, una malattia multifattoriale, cioè dovuta alla concomitante azione di più fattori: ipertensione arteriosa, obesità, diabete, fumo, sedentarietà ed alcune anomalie vascolari e cardiache, come la fibrillazione atriale».  Questa aritmia cardiaca, in particolare, è la causa di circa il 20% degli ictus ischemici e l’ictus da essa causato tende ad essere più grave perché l’embolo che parte dal cuore chiude arterie di calibro maggiore, con un danno ischemico a porzioni più estese di cervello. Chi è affetto da FA vede aumentare di 4 volte il rischio di ictus tromboembolico, che risulta in genere molto grave e invalidante; questa forma di ictus determina una mortalità del 30% entro i primi tre mesi dall’evento e lascia esiti invalidanti in almeno il 50% dei pazienti. E’ di fondamentale importanza, quindi, ‘intercettare’ più rapidamente possibile i pazienti con FA. Una volta effettuata la diagnosi, il passaggio successivo consiste nello stabilire la necessità di una terapia anticoagulante per ridurre il rischio d’ictus e nella identificazione di cause predisponenti sottostanti che spesso necessitano di cure specifiche.

Le nuove terapie arrancano

Le nuove terapie della fase acuta (trombolisi e trombectomia meccanica), inoltre, possono evitare del tutto o migliorare spesso in modo sorprendente gli esiti, ma la loro applicazione rimane a tutt'oggi molto limitata per una serie di motivi. I principali sono rappresentati dalla scarsa consapevolezza dei sintomi da parte della popolazione, dal conseguente ritardo con cui chiama il 112 e quindi arriva negli ospedali idonei, dalla perdita di tempo intra-ospedaliera e, infine, dalla mancanza di reti ospedaliere appropriatamente organizzate. 
 

 
 

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