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Salute

Si sale da emarginati, si scende da campioni di vita. Quel ring che cambia testa e cuore

Boxe therapy, in poche parole il pugilato come forma di salvezza. A Collemarino l'Asd Puglisitica Dorica 2006, con l'associazione Marco Vive Onlus, offre una seconda possibilità a ragazzi e ragazze emarginati

ANCONA - In quei pugni c’è disciplina, autocontrollo, determinazione e voglia di riscatto. E’ l’altra faccia del pugilato, quella che guarda i ragazzi emarginati e li porta su un ring per riconsegnare loro un posto in società. Al Palabrasili di Collemarino l’Asd Puglisitica Dorica 2006, grazie all’associazione Marco Vive Onlus, si occupa proprio di questo. In due parole: "boxe therapy" - VIDEO. Arrivano ragazzi e ragazze da diverse regioni d’Italia, inviati da diverse comunità. Indossano i guantoni e sperimentano il rispetto delle regole. Il pugno? Quella è l’ultima cosa e forse anche la meno importante. «Il pugilato viene visto come terapia per riabilitare i ragazzi alla vita quotidiana- spiega il coach Stefano Caporelli- la boxe insegna tanto, ha benefici sia fisici che psicologici. Nelle palestre ci sono regole da rispettare, una è quella del peso. La persona riesce quindi ad essere più forte e avere cura di sé stessa. Ha più fiducia, motivazione e autostima. Messo dentro il ring, un ragazzo è in situazione di pericolo, affronta la paura e tutto questo poi viene riportato nella vita di tutti i giorni». Nell’anno di boxe therapy c’è chi ha perso peso e guadagnato autostima, ma anche tagliato la quantità di sigarette o di metadone. L’allenamento di circa un’ora si divide in una parte all’esterno e una all’interno. Nella prima c’è la tecnica, nella seconda il lavoro sul sacco. Parole d’ordine, concentrazione e coordinazione. 

«La prima cosa che diciamo a chi entra qui è che in questo posto si cambia- continua Caporelli- qui si apre un mondo, fatto di percorsi e obiettivi che la persona vede pian piano raggiungere. Parliamo anche del controllo dell’ansia e della gestione delle emozioni, ma anche dello scoprire la motivazione alla vittoria o semplicemente incrementare le relazioni sociali. Il pugilato cambia, a livello atletico e non solo- conclude il coach- perché dovremmo star fermi e non dare a questi ragazzi un modo per lasciare i problemi e, quindi, di salvarsi ? In fondo il pugilato è anche questo, una forma di salvezza». 
 

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