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E’ di Astea il primo impianto con produzione di biometano delle Marche: fornirà energia a 3mila abitazioni

«L’impianto - afferma Massimiliano Riderelli Belli, direttore generale Astea SPA e Amministratore della società En Ergon - è progettato in ottica di sostenibilità ambientale ed in linea con i principi di economia circolare»

OSIMO - A regime trasformerà 32.000 tonnellate annue di rifiuti organici in 3 milioni di metricubi di metano che viene immesso nella rete Snam, quindi adatto a riscaldare e fornire energia a 3000 abitazioni.  E’ l’impianto biogas della società En Ergon, controllata dal gruppo Astea, che è stato inaugurato a Ostra, in provincia di Ancona. Si contano sulle dita di due mani, in questo momento, gli impianti in costruzione in Italia e nelle Marche ne sono previsti almeno cinque o sei che siano in grado di ricevere la forsu (frazione di rifiuti organici dei residenti) e quello del gruppo Astea è il primo. Un primato triste se si considera che soltanto nella provincia di Ancona la frazione dei rifiuti organici ammonta a circa 50.000 tonnellate annue. Attualmente sono smaltite fuori regione tra l’Emilia ed il Veneto con costi e impatto ambientale che sono contabilizzati in 622 tonnellate di CO2 che si ridurranno a 74 considerando la diminuzione dei trasporti da parte dei vettori.

«L’impianto - afferma Massimiliano Riderelli Belli, direttore generale Astea SPA e Amministratore della società En Ergon - progettato in ottica di sostenibilità ambientale è in linea con i principi di economia circolare, permetterà il trattamento dei rifiuti di origine biologica e la gestione anaerobica di FORSU (frazione organica di rifiuti solidi urbani, comunemente detta “umido” proveniente dalla raccolta differenziata), con produzione oltreché di biometano anche di compost misto per usi zootecnici e florovivaistici. Quello di Ostra, oltre a costituire un modello virtuoso e all’avanguardia, in grado di rispondere agli stringenti bisogni delle nostre comunità locali, rappresenta un successo per l’economia circolare, dove il rifiuto prodotto in un’area genera energia verde per la stessa area che aveva prodotto il rifiuto. Un microcosmo locale perfettamente riproducibile in ampia scala in cui gli ecosistemi urbani e l’agricoltura del futuro prefigurano una società ed un’economia che da "carbon-emitting" diventa "carbon-absorbing"» , aggiungendo: “senza contare le multiformi ricadute sociali ed occupazionali in grado di creare nuovi posti di lavoro».

La scommessa del biometano è ancora tutta da vincere perché gli iter della burocrazia sono lunghi. «Anche per quello di Ostra si è “nella norma” con una procedura che è durata almeno otto anni – ha concluso il direttore Belli -  dove la parte minore è riservata alla costruzione ed i tre quarti del tempo per progettazione e iter burocratico. Decisamente troppo tempo per una transizione ecologica che non può aspettare».

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