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Superbonus anche agli alluvionati. L’Ordine degli Ingegneri di Ancona: «La ricostruzione parta da intesa tra tecnici, amministrazioni e imprese»

Il comparto dell’edilizia è in pieno fermento per via del terremoto del 2016 che ha innescato il processo di ricostruzione. Ma l’incentivo del bonus 110% deve essere esteso anche ai danni per l’ultima alluvione, altrimenti interi territori rischiano di restare al palo

ANCONA - C’è voluto del tempo prima di rimettere in moto la ricostruzione post-sisma. Ma alla fine, grazie al Superbonus 110%, i cantieri hanno cominciato a camminare. Una best practice che per l’ordine provinciale degli ingegneri e le altre professioni tecniche andrebbe estesa anche ai territori colpiti dall’ultima alluvione. «Nei giorni successivi alla tragedia abbiamo inviato una lettera all’allora Primo Ministro Mario Draghi e congiuntamente al governatore delle Marche Francesco Acquaroli - fa presente il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Ancona, Stefani Capannelli - firmata dagli ingegneri e da altre categorie direttamente coinvolte quali: architetti, geologi, geometri». 

La proroga del bonus

Nella lettera veniva esplicitata la richiesta di prorogare il bonus e di poterlo utilizzare «ai fini della ricostruzione e risistemazione,  secondo modalità semplificate ed in tempi celeri, delle unità abitative danneggiate dall’alluvione dello scorso settembre» specifica Capannelli. Una manovra che certamente darebbe uno slancio potente alla ricostruzione post-alluvione, a patto che non si ripercuota nuovamente sui cantieri pubblici. Come già successo nei mesi scorsi, quando tutte le ditte, per mera convenienza economica, si spostavano sul versante privato lasciando scoperti gli appalti pubblici. Uno squilibrio che si è verificato fino all’arrivo dell’apposito decreto governativo del maggio scorso che ha di fatto imposto una revisione del prezzario pubblico per le opere realizzare nel 2022. «In quei dodici mesi - sottolinea il presidente dell’Ordine degli Ingegneri -,  mentre la presenza del  Superbonus contribuiva ad alzare i prezzi, non venivano prese le necessarie misure per impedire che i lavori pubblici risentissero della concorrenza sui prezzi determinata da questa complessa situazione». 

Il caro prezzi

Altro fattore che ha inciso notevolmente nel rallentamento dei cantieri è stata l’impennata dei prezzi delle materie prime e dell’energia. Ad esempio l’acciaio, comunissimo e molto utilizzato nei cantieri edili «è stato interessato da aumenti di prezzo di oltre il 45% tra il 2020 e il 2022 - specifica Capannelli-. Stessa sorte è toccata agli infissi, agli intonaci a cappotto, alle componenti impiantistiche, al legno, ai bitumi e molto altro. Tutti materiali che hanno subito pesanti rincari». A cui è conseguito il rallentamento delle forniture e le numerose interruzioni di filiera  causate dalla dipendenza italiana per le materie prime da importazione estera in un contesto di instabilità come quello che si sta affrontando. «E che confidiamo possa normalizzarsi grazie ad un graduale ripristino di una situazione internazionale più stabile» auspica Capannelli. Situazione ancora molto fragile anche a causa dei forti rincari di prezzo dell’energia. «La somma di questi aspetti determinan una difficoltà crescente per le imprese se i contratti non vengono aggiornati alla condizione attuale per far fronte a costi sempre più esosi» spiega il presidente dell’Ordine degli Ingegneri.

Il futuro

Il settore edile nella Regione Marche vive un momento dinamico ed intenso, e la motivazione è senza dubbio l’innesco del Superbonus in relazione alla criticità scaturita dal sisma del 2016. E ora si potrebbe vivere una situazione fotocopia dopo l’ultima alluvione. «A questa domanda forte di lavori bisogna poter rispondere con una svolta di razionalità e buon senso anche in chiave organizzativa - incalza Capannelli -. Per esempio occorre fermare la tendenza a mettere scadenze continue a brevissimo termine, perché essa non fa altro che aumentare i prezzi con le conseguenze dannose cui abbiamo già accennato». Punto primo: «occorrono riforme in grado di dare respiro e  programmazione al comparto» elenca Capannelli. Punto secondo, per il presidente dell’Ordine «occorre una programmazione degli interventi da compiersi in un numero definito di anni secondo una definizione attenta e chiara delle priorità e dell’utilizzo delle incentivazioni». Infine «una revisione del codice dei contratti pubblici in virtù di una semplificazione burocratica al fine di velocizzare il tutto con benefici concreti per tutto il settore».

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