rotate-mobile
Attualità

Guerra, conflitti e adolescenza nell'omelia dell'arcivescovo Spina: «L’impresa più grande oggi è quella educativa»

Si è tenuta questa mattina la celebrazione eucaristica nella Cattedrale per il patrono di San Ciriaco

ANCONA - «È urgente far sentire l’urlo che riconosce ogni persona fratello e sorella. La guerra va per sempre ripudiata, come la fame, come ogni ingiustizia compiuta da un uomo a danno di un altro uomo. Le tragedie che viviamo  in questo momento, particolarmente la guerra in Ucraina così vicina a noi, ci richiamano  l’urgenza di una civiltà dell’amore». Così nella sua omelia questa mattina monsignor Angelo Spina ha voluto ricordare l’orrore del conflitto che si sta consumando a pochi chilometri dall’Italia. «Nello sguardo dei nostri fratelli e sorelle vittime degli  orrori della guerra, leggiamo il bisogno profondo e pressante di una vita improntata alla  dignità, alla pace e all’amore. È rimasta impressa nei nostri occhi l’immagine di due  donne, una ucraina e un’altra russa, abbracciate dalla croce, hanno camminato insieme e nel silenzio durante la Via Crucis al Colosseo lo scorso venerdì santo». 

Spina ha poi proseguito: «Quest’anno desidero porre una attenzione particolare agli adolescenti. Non dobbiamo scoraggiarci. Essi attendono una presenza amica e rassicurante, anche se all’inizio si presentano spavaldi o annoiati, abulici o depressi, persino violenti, bulli. Con i genitori, gli  educatori, gli animatori sono chiamati a raccolta tutti coloro che hanno il compito della  formazione. I ragazzi ci chiedono una cosa sola: voi dovreste sapere cosa significa che noi dobbiamo e vogliamo diventare grandi e non possiamo farlo senza la vostra vicinanza. Oggi l’impresa più grande da affrontare è quella educativa. Tuttavia gli educatori non  possono ritrovare la passione del loro compito, se non lo vivono come una vocazione: non  è solo una professione, ma una chiamata, non è solo uno stipendio per vivere, ma un  compito per far vivere. È urgente l’alleanza tra tutte le forze sociali e le componenti  educative della società: la famiglia che educa, la scuola che forma, l’oratorio parrocchiale  spazio di vita, lo sport sano, non sono riserve indiane a lato di una società che per la parte  più importante fa altro, cioè si dedica all’economia e alla produzione. Serve un grande  patto educativo fra tutti i soggetti che si affaticano al compito formativo: anche la scuola  ha bisogno di più stima, più sostegno sociale, più apprezzamento. Come Chiesa, coinvolgendo le famiglie, i  genitori, gli educatori, gli insegnanti, siamo chiamati ad accogliere con urgenza il grido di  aiuto dei ragazzi e dei giovani. È necessario ascoltarli, riconoscerli, accompagnarli con un  atteggiamento di dedizione e di empatia per la loro stessa vita. Per questo, mentre  aspettiamo di ripartire, il cuore della rinascita non potrà essere che un tempo». 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Guerra, conflitti e adolescenza nell'omelia dell'arcivescovo Spina: «L’impresa più grande oggi è quella educativa»

AnconaToday è in caricamento