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Martedì, 23 Aprile 2024
Attualità Piano / Corso Carlo Alberto

Il Piano non si sente "giungla": «Almeno qui non abbiamo baby gang»

In quartiere c’è chi concorda con le parole del sindaco senza mezzi termini e chi, invece, chiede un maggiore impegno dell’amministrazione stessa in termini di decoro

ANCONA - Due giorni fa, in consiglio comunale, il sindaco Valeria Mancinelli aveva levato lo scudo in difesa del Piano. «Non è una giungla in cui è pericoloso addentrarsi», aveva detto in aula. In quartiere c’è chi concorda senza mezzi termini e chi chiede un maggiore impegno dell’amministrazione, soprattutto in termini di decoro. Del primo gruppo fa parte Mara Rossi, tabaccaia di largo Sarnano, che al Piano ci lavora e ci vive. «Sono nata qui, ci sto bene- spiega la tabaccaia- la sera esco da qui e non ho problemi a tornare a casa da sola, senza paura. Non è pericoloso questo quartiere, la situazione è molto vivibile. In centro succedono cose molto più gravi, qui ad esempio non ci sono baby gang. Io lavoro con gente non di Ancona, ma è gente onesta e che a sua volta lavora». C’è da fare qualcosa in più? «Bisognerebbe mettere più piante, serve più verde». Sulla stessa linea c’è il calzolaio Carlo Vitaloni: «Ci sono più controlli, le pattuglie si vedono e hannolimitato il crescendo che c’era, soprattutto in termini di ubriachezza. Metà di corso Carlo Alberto era piena di persone che beveva tutto il giorno alcolici, ma ora la situazione è abbastanza tranquilla». 

Francesco Barzillona, del bar-pasticceria Maurizio chiede invece maggiore presenza delle istituzioni: «Il decoro del Piano viene fatto regolarmente, ma viene offuscato da tutta la gente che “vive” sulle panchine- spiega- la polizia viene ogni due giorni e quando va via loro tornano. La mattina lasciano bottiglie dopo la baldoria della sera. Le cose si fanno, ma per due, tre o quattro giorni e poi tutto torna come prima. Forse servirebbe un controllo maggiore, questo è il cuore pulsante del commercio della città». Massimo Domizi, dell’Ottica Mancini: «Non è una “giungla”, perché si lavora, ma è sempre più problematico portare avanti progetti che avevamo fatto qualche anno fa e che ormai si è arenato. La Mancinelli deve lavorare con noi oltre che al centro e agli Archi deve ricordarsi anche di noi ». 
 

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