Covid, scuole chiuse nelle aree più a rischio: cosa cambia con il nuovo Dpcm
Come sappiamo ad Ancona, il sindaco Valeria Mancinelli ha imposto la chiusura di tutte le scuole del capoluogo senza aspettare né Dpcm, né eventuali decisioni dalla Regione Marche
Chiusura totale delle scuole di ogni ordine e grado nelle zone rosse, mentre libertà di scelta ai presidenti delle regioni che ricadono in zona arancione. Sarebbero queste le nuove regole per le scuole decise dal Governo con il nuovo Dpcm firmato dal Premier Mario Draghi, dopo essere stato prima discusso tra con i Ministri e il Cts e poi presentato ai presidenti delle Regioni. Per l’ufficialità si attende una conferenza stampa programmata per le 18,45 a Palazzo Chigi. Come sappiamo ad Ancona, il sindaco Valeria Mancinelli ha imposto la chiusura di tutte le scuole del capoluogo senza aspettare né Dpcm, né eventuali decisioni dalla Regione Marche.
Dunque, scrivono i colleghi di Today.it, nessuna apertura per le regioni ad alto rischio contagio, mentre c’è uno spiraglio per i territori dove il rischio viene considerato medio o basso. Ma su che base un governatore dovrebbe decidere se chiudere o meno? La stella polare è la soglia critica di incidenza pari a 250 contagi ogni 100mila abitanti. Ad indicare il parametro sono stati proprio gli esperti del Cts, presenti alla cabina di regia iniziata intorno alle 10,30 insieme al premier Mario Draghi, i ministri Roberto Speranza, Maria Stella Gelmini, Daniele Franco, Patrizio Bianchi, Giancarlo Giorgetti, Dario Franceschini, Stefano Patuanelli, Elena Bonetti.
Dpcm scuole chiuse, quanto aumentano i contagi
Insomma, la scuola resta un fattore preoccupante per i governatori locali. Lo confermano anche i dati forniti dal matematico Giovanni Sebastiani dell'Istituto per le applicazioni del calcolo "Mauro Picone" del Cnr il quale, intervenendo su Rai Radio1, ha detto che “ci sono numerosi studi relativi a decine e decine di Paesi che dimostrano che il passaggio dalla didattica a distanza a quella in presenza fa crescere l'indice Rt del 25%, mentre il passaggio inverso lo fa abbassare nella stessa misura”, specificando come il problema non sia la scuola o l’attività scolastica in sé in problema, quanto il mondo di attività che ad essa sono collegate: in primis trasporti e socialità.