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Dopo le piogge si aprono gli scolmatori: come funzionano e perché si vieta la balneazione

Il meccanismo e le cause spiegate dall'assessore comunale Ida Simonella, in corsa alle primarie del centrosinistra per il ruolo di candidato sindaco di Ancona

ANCONA - L'appuntamento è praticamente fisso: dopo la pioggia si aprono gli scolmatori, con conseguente divieto temporaneo della balneazione. Ma cosa sono e come funzionano? Perché non si riesce a farne a meno? Lo spiega in un post Facebook l'assessore comunale Ida Simonella, in corsa alle primarie del centrosinistra per il ruolo di candidato sindaco di Ancona. «Quando piove,  il sistema fognario, oltre alle normali acque nere,  quelle che derivano dagli scarichi delle nostre abitazioni, deve accogliere l'ingente quantità di acqua piovana (bianche) che spesso arriva in pochi minuti. La portata complessiva delle fogne è di molto superiore a quella necessaria ad assorbire le nere, ma  quando si sommano bianche e nere  spesso non riesce far defluire normalmente tutto.  Nel percorso che fa l'acqua verso il depuratore di Vallechiara a Falconara si aprono allora gli 'scolmatori' e gettano una parte di acque in mare. Funziona come la pentola a pressione- scrive l'assessore- quando la pressione è eccessiva, la valvola di servizio si alza e il vapore esce. Ecco gli scolmatori sono una sorta di valvola di servizio. E fino a qualche anno fa, questa cosa non aveva nessuna implicazione successiva. Non scattava nessun divieto». 

Perché è un problema 

«Dal 2015/16 l'Italia ha recepito una direttiva europea che in sostanza dice questo: quando le acque di fogna o miste si riversano in mare, c'è una "presunzione di inquinamento". Ripeto, presunzione,  non certezza. Quindi occorre fermare la balneazione, fare le analisi, attendere l'esito e solo dopo 72 ore, riaprire. Il mare comunque avrà  assorbito tutto l'effetto delle fuoriscite.
Ecco perché occorre attivare i divieti su alcuni tratti di mare» spiega la Simonella.

Per risolvere alla radice

«Occorre costruire delle enormi vasche di prima pioggia (sotterranee) in cui far confluire momentaneamente tutta la quantità di acqua che si riversa in pochi minuti. E modificare così il sistema di deflusso delle acque, impedendo che si aprano le valvole (gli scolmatori)  e che arrivino in mare. Altre città sono intervenute cosi. Rimini ha realizzato questi enormi vasconi sotto la piazza principale della città. Nel territorio del comune di Ancona si realizzerà sotto terreni agricoli, a monte delle spiagge. La localizzazione è stata frutto di analisi e scelte in cui sono stati coinvolti diversi esperti e l'Univpm. Questo intervento verrà realizzato da Viva Servizi sia per Ancona che per Falconara. E' un investimento ingente di decine di milioni di euro. La sola progettazione è qualche milione di euro. In parte avverrà tramite autofinanziamento, in parte si spera tramite pnrr.
La progettazione per Ancona è in corso, poi ci sanno gli iter autorizzativi e infine la realizzazione. Passerà qualche anno. Chi dice di risolvere alla radice la questione in poco tempo mente, sapendo di mentire».

Nel frattempo

«In altre regioni come l'Emilia Romagna, si è compresso il tempo dei divieti di balneazione da 72 a 24, a volte 18 ore. Regione e Asur competenti, in base a precisi protocolli, indicano un tempo minimo di cautela, ma escludono quasi sempre che il fenomeno dell'inquinamento si  verifichi.  Questo sulla base delle statistiche pregresse,  sui dati delle serie storiche del fenomeno. 
Ecco pure le nostre statistiche, sulle nostre acque, dicono questo. L'inquinamento non si è mai verificato. Credo che mai sia stato reiterato il divieto di balneazione».

«Le acque sono pulite»

«Le acque di Palombina, Torrette ecc.  sono pulite. Che sia chiaro- conclude la Simonella- sulla base di questo la Regione (non può farlo il Comune)  potrebbe stilare un protocollo analogo a quello dell'Emilia Romagna. Lo avevamo proposto in  passato  senza esito. Lo riproponiamo con forza oggi. Credo sia maturo il tempo di un ripensamento».

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