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Visitatori nelle residenze per anziani, la lettera-appello del Gruppo Solidarietà: «Inaccettabile disinteresse della Regione»

Il Gruppo Solidarietà chiede alle istituzioni regionali di «non continuare a guardare da un’altra parte rispetto alla situazione di isolamento che vivono circa 10.000 persone non autosufficienti ricoverate nelle residenze della regione

ANCONA - Con una lettera appello inviata alla Regione e all’ASUR Marche il Gruppo Solidarietà chiede alle istituzioni regionali di «non continuare a guardare da un’altra parte rispetto alla situazione di isolamento che vivono circa 10.000 persone non autosufficienti ricoverate nelle residenze della regione Marche». Il Gruppo scrive: «Nelle ultime settimane, da tutto il territorio regionale, abbiamo ricevuto, numerose segnalazioni riguardo la permanenza di forti limitazioni nelle visite. Abbiamo registrato queste situazioni: alcune strutture consentono le visite attraverso un vetro; molte prevedono accessi settimanali con tempi molto limitati (circa 30 minuti). Le persone si rivolgono alla nostra associazione con la richiesta di supporto dopo aver inutilmente sollecitato la struttura ed essersi rivolti alle diverse articolazioni territoriali di ASUR. Alcune riferiscono di aver scritto anche alla Regione Marche. In genere non ricevono riscontro. Presidente Acquaroli, Assessore Saltamartini, Direttrice Storti, qualcuno sta, effettivamente, monitorando quanto avviene? Per quale motivo non viene rispettata l’indicazione di accessi anche giornalieri fino a 45 minuti contenuti nelle pur inadeguate disposizioni ministeriali?». 

«Si chiede il Gruppo se c’è consapevolezza che quasi 10.000 persone da oltre 26 mesi vivono in una situazione di pesantissimo isolamento e perché le istituzioni regionali ad oggi sono state Incapaci di intervenire in maniera formale affinché sia almeno rispettato l’accesso minimo previsto dalle disposizioni nazionali?- continua la nota- Evidentemente rimarca il Gruppo “ritenete che l’isolamento non incida sulla qualità di vita delle persone. Fermi, evidentemente, ad un obsoleto modello biomedico. Oppure, non lo vorremmo pensare, ritenete anche Voi che le strutturali difficoltà di personale di molte strutture renda inopportuno che i cari possano recarvisi con continuità e rendersi così conto delle difficoltà di assicurare adeguati livelli di assistenza. Il Gruppo si rivolge infine anche al difensore civico regionale, chiedendo di “di attivarsi ai fini del rispetto delle disposizioni vigenti. In gioco, c’è il rispetto di elementari diritti umani».

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