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Alloggi, tamponi e vaccini per i profughi ucraini: l'accoglienza ad Ancona

Sono circa 70 i profughi arrivati ucraini arrivati in provincia. L'iter burocratico e sanitario spiegato dall'assessore ai servizi sociali, Emma Capogrossi

ANCONA - Sono 68 i profughi ucraini arrivati in provincia di Ancona, poche decine sono nel capoluogo. I dati della questura, relativi a venerdì scorso, sono stati diffusi oggi in consiglio comunale dall’assessore alle politiche sociali Emma Capogrossi che, su richiesta dei consiglieri Lucia Trenta (Ancora per Ancona) e Antonella Andreoli (Lega). 

L’accoglienza 

L’accoglienza dei profughi ucraini è gestita del Ministero dell’Interno attraverso le Prefetture, disciplinata da un decreto legge del 28 febbraio e prevede la deroga a ogni requisito richiesto per altre situazioni. Chi arriva in provincia di Ancona deve essere censito, quindi presentarsi negli uffici della questura o nei vari commissariati per la registrazione e la dichiarazione di presenza sul territorio, quest’ultima con validità trimestrale «in attesa che si perfezioni la protezione temporanea, in applicazione di una norma europea del 3 marzo scorso, che dà il diritto di ricevere un permesso annuale per vivere, lavorare, ricevere assistenza sanitaria e accedere all’istruzione nell’Unione Europea» ha spiegato la Capogrossi. La dichiarazione in questura consente di accedere ai servizi sanitari e di ricevere il codice STP (straniero temporaneamente presente). Se i profughi dispongono già di figure di riferimento sul territorio possono ricevere ospitalità presso queste. In caso contrario, verranno inseriti nel percorso Cas (Centri accoglienza straordinaria) o nella rete SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) alla quale partecipa anche il Comune di Ancona. La Prefettura ha anche invitato i Comuni a segnalare anche eventuali disponibilità di alloggi di privati. 

Tamponi e vaccini 

«Abbiamo costituito un tavolo di coordinamento al quale partecipano la comunità ucraina  Marche, la Caritas e i servizi sociali. Tra gli interventi urgenti, oltre alle prime informazioni ai profughi, c’è l’accesso all’esecuzione del tampone e all’eventuale presa in carico dai servizi Asur» ha spiegato l’assessore. A questo proposito è già operativo da oggi un punto USCA al Palaindoor per l’esecuzione del tampone che deve essere effettuato entro 48 ore dall’arrivo in Italia. La registrazione delle presente in questura consente alla Prefettura di segnalarle all’Asur per una presa in carico completa di tutti gli aspetti sanitari: «Vacinazione anti-Covid, ma anche di routine in base alla bassa copertura vaccinale della popolazione ucraina» ha spiegato l’assessore. Entro oggi sarà attivato anche un numero telefonico per informazioni e segnalazioni di necessità particolari. 

Aiuti 

«C’è la necessità di non sovrapporre ulteriori invii di aiuti, questa solidarietà straordinaria che si è manifestata rischia di diventare di difficile gestione a livello locale- ha detto la Capogrossi- i canali sono molto difficili ed è buona cosa relazionarsi con organizzazioni internazionali che hanno riferimenti sul posto come la Croce Rossa che la Caritas. Bisogna cercare di restare in rete». 

«Questi sono rifugiati veri»

«La priorità e quella di dare prima accoglienza- ha replicato la Trenta- dopodiché bisognerà provvedere a problematiche ulteriori come la bassa percentuale di vaccinati tra gli Ucraini e sarà bene spiegar e l’opportunità di vaccinarsi». «Questa è un’accoglienza di rifugiati veri- ha detto la Andreoli (VIDEO)- donne, uomini e bambini che hanno bisogno di tutto. Non è la solita accoglienza a cui questa amministrazione è abituata. Quella di ragazzotti ventenni, che poi non si sa a che titolo riescano a ottenere tante facilitazioni e permessi». 

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