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Adinolfi presenta il libro contro l'aborto, è manifestazione. Il Popolo della Famiglia: «Perché vi facciamo paura?»

Una cinquantina di manifestanti ha alzato la voce contro l'iniziativa del Popolo della Famiglia

JESI - Nel pomeriggio del 15 aprile, a Jesi, nella chiesa di San Nicolò (al centro della cittadina), Mario Adinolfi ha presentato il suo ultimo libro “Contro l’aborto Con le 17 regole per vivere felici”. All’esterno della chiesa una cinquantina di dimostranti «provenienti, a quanto pare, da centri sociali di fuori Jesi, hanno inscenato una manifestazione contro l’iniziativa con urla, insulti, fischi  e frastuono mandato a tutto volume con amplificatori  per impedirne lo svolgimento» racconta in una nota il Popolo della Famiglia.

Carabinieri e polizia hanno presidiato il tutto per garantire la sicurezza.  Mario Adinolfi ha dichiarato che: «Una consigliera regionale del Pd addita la presentazione di un libro e il suo autore. Come risultato ottiene che frange violente hanno tentato di impedirla, prendendo di mira lo scrittore che ancora una volta ha potuto parlare e anche solo camminare a Jesi solo grazie alla scorta di polizia e carabinieri. Sono l’unico scrittore italiano che può presentare i suoi libri solo se c’è la scorta. Chiediamoci perché. E il Pd si vergogni. La foto della chiesa di San Nicolò circondata da polizia e carabinieri per far svolgere la presentazione di un libro entra, grazie alla consigliera Bora, nella triste storia totalitaria della sinistra italiana». Aggiunge Fabio Sebastianelli Coordinatore regionale del Popolo della Famiglia: «C'è da chiedersi: perché poche persone contrarie all'aborto, quelle che gli avversari politici chiamano: "dello zero virgola", quelle che,  secondo gli stessi, sono irrilevanti nella politica italiana, fanno tanto paura? Se non contiamo nulla, qual'è il motivo di tanta violenza? Quella verbale  è e resta comunque violenza. Se si offende qualcuno, che sia una donna,  un omosessuale, un  immigrato  o, come in questo caso, un giornalista scrittore impegnato politicamente, si commette un atto violento. Il fatto che sia   psicologico non ne diminuisce la gravità. Oltretutto erano presenti persone a viso coperto. Chi si copre il viso non vuole limitarsi a insultare. Forse il motivo è la paura che sia resa  evidente la verità? Che la logica, a cui non riescono ad opporre null'altro che grida, fischi ed insulti, sia dimostrata? Qual'è la differenza tra il loro voler mettere a tacere una voce contraria al loro pensiero e la censura al libero pensiero effettuata dal  regime fascista? La risposta è semplice: nessuna! Ieri siamo stati spettatori di comportamenti fascisti e anticostituzionali, volti a intimidire, oltre che a censurare, un pensiero diverso, scomodo (per loro). La risposta a questi individui è una sola - conclude Sebastianelli - non ci faremo intimidire dalle vostre minacce e dai vostri insulti. Continueremo a difendere i più deboli. I bambini, gli anziani, i disabili. Quelli che non hanno la possibilità di protestare o di difendersi dalle vostre ingiustizie»

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