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Fabrizio, l’eremita anconetano delle “Noci sonanti”: la sua vita in un film

"Noci sonanti" racconta lo stile di vita estremamente spartano di Fabrizio Cardinali e del figlio Siddhartha. Il docufilm è stato presentato al Lazzabaretto Cinema

A Cupramontana, in via Torre, c’è una fattoria che non è come tutte le altre. Ospita una  tribù che si chiama “Noci sonanti” dove da 20 anni si vive senza acqua corrente, elettricità, gas e si mangiano solo prodotti della terra (GUARDA IL VIDEO). L’ha creata Fabrizio Cardinali, falconarese di 62 anni e oggi questa realtà è diventata un film. “Noci sonanti” è stato presentato al Lazzabaretto Cinema davanti allo stesso Fabrizio, al figlio tredicenne Siddhartha e con i registi Damiano Giacomelli e Lorenzo Raponi. «Abbiamo conosciuto Fabrizio e Siddhartha durante la realizzazione di un progetto della Regione Marche che riguardava il rapporto tra la popolazione e l’agricoltura» racconta Giacomelli. 

Ma se da una parte c’è il mondo della tecnologia cinematografica, dall’altra c’è una realtà dove non esiste neppure una lampadina, dove i bisogni si fanno in una buca nel terreno e l’acqua corrente, così come una semplice lampadina, è un lontano ricordo: «Abbiamo lavorato senza una troupe aggiunta, sviluppando un rapporto con loro importante- continua Giacomelli- le riprese sono durate due mesi e abbiamo vissuto di fatto con loro fino a perderci nella storia». Ne è nato un documentario di osservazione puro, senza elementi che avrebbero reso difficile lo scambio tra e con i personaggi. «Umanamente abbiamo dovuto rivedere le nostre abitudini e conciliare l’aspetto tecnico con il posto in cui eravamo- aggiunge Lorenzo- la nostra attività era comunque vincolata all’elemento tecnologico che sono le telecamere. Come punto d’appoggio abbiamo dovuto prendere un appartamento in centro a Cupramontana. Siamo entrati in questa realtà con un anno di preparazione, che ci è servito molto per conoscere Fabrizio e Siddhartha- aggiunge Raponi- li abbiamo incontrati molte volte senza riprendere, spiegando loro quello che volevamo fare e non. Da lì è nato un rapporto forte». Tra gli aspetti che vengono raccontati c’è quello della genitorialità. Ad oggi Fabrizio e Siddhartha vivono da soli: «L’ordinarietà di un rapporto tra padre e figlio anche in una realtà così straordinaria segue le stesse regole che ci sono in un mondo che noi consideriamo normale- conclude Giacomelli- La parte più difficile del lavoro è stata montare 330 ore di girato e organizzarci in base a una narrazione. Abbiamo dovuto sacrificare scene a cui eravamo affezionati. il messaggio? Preferiamo che ogni spettatore colga il proprio». 
 

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