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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Una donna che indaga sul padre, svela le verità storiche delle stragi naziste in Italia

Anna è una ragazza ingenua, ricca e viziata dall’adorato padre, che però viene colpito da un ictus e un misterioso amico tedesco gli fa visita, Anna inizia un’indagine sul passato del genitore

Dopo i 3 libri che narravano le inchieste del commissario Renzo Bruni, Piernicola Silvis fa un cambio di passo. Con “Storia di una figlia” (edito Sem) svia dal giallo poliziesco per raccontarci una vicenda dura e toccante in cui si mixano il noir di una donna alla ricerca della verità sul passato del padre, e il fascino della storia, aprendoci gli occhi su una fatto troppo poco conosciuto: ci sono stati circa 20mila italiani tra le fila delle SS naziste dopo l’armistizio del 1943, che posò la parola fine alle ostilità tra Italia e gli Alleati. Milizie responsabili di 400 stragi contro civili in tutta la penisola, di cui non sappiamo nulla perché venne insabbiato tutto dall’allora Ministero e Procura militare. 

«Io sono un autore a tutto tondo, per cui non mi fermo al poliziotto. - spiega Silvis - Questo libro l’avevo scritto tanto tempo fa nel 2013 e l’avevo tenuto nel cassetto. L’ho pubblicato adesso perché sono stato anche uno studioso del nazismo e volevo mettere in pratica le mie conoscenze». Ma nel libro del funzionario di polizia che fu anche dirigente ad Ancona, Senigallia ed è stato anche questore di Foggia, non c’entra la Shoa perché appunto si parla di stragi italiane, che «furono immotivate, sadiche, di una violenza incredibile, alle quali ho aggiunto la mia fantasia, riprendendo anche un vecchio tema d’invenzione: la memoria genetica». 

Così il lettore viene catapultato nella Verona del 2001 per accompagnare la protagonista: Anna Sartori. Una donna dei nostri tempi, per due motivi. Il primo perché vera, umana, non un personaggio ideale in cui identificarsi per forza perché Anna è giusta ma determinata e chi si lascerà coinvolgere da questo romanzo, troverà un personaggio fatto di forza e vulnerabilità, capace di cose giuste e altre a cui il nostro cuore potrebbe guardare con disdegno. Secondo perché, come ancora troppe donne di oggi, é vittima della violenza degli uomini. «E’ anche doveroso scrivere romanzi per far riflettere. Io da funzionario di polizia ho avuto a che fare con fatti di donne vittime di violenza e da questore ho anche fatto molte ordinanze di ammonimento verso verso uomini violenti. Ho trovato doveroso parlare di questo tema con un personaggio così forte, potente e contraddittorio». 

Ma quelle violenze saranno un contorno al solco principale che resta quello di una 29enne specializzanda in medicina capace di andare a fondo di un segreto nascosto. Lo fa soprattutto per se stessa e guardare in faccia alla verità le cambierà la vita, come al lettore cambierà la prospettiva di un fatto storico epocale, tra la fantasia narrativa di Silvis e le verità di una storia inncancellabile. «Dopo l’armistizio, Mussolini volle un battaglione di Ss italiani e ne entrarono a far parte 20mila italiani, soprattutto repubblichini, ex galeotti e italiani che arrivavano dalla Legione straniera. E il muro di gomma con cui si scontrerà Anna è un muro di gomma che esiste davvero, come sono veri i fascicoli ritrovati nel ’93 sulle stragi e nascosti nell’armadio della vergogna. Documenti con fascicoli processuali su 695 stragi con nomi e cognomi degli autori, ma che il Procuratore allora nascose con il bollo di con “archiviazione provvisoria” e rimasero lì fino agli anni ’90, ma ormai era tardi per fare giustizia».

Abstract del libro 

Verona, 2001. Anna, ventinove anni, è una ragazza ingenua, ricca e viziata dall’adorato padre, un facoltoso imprenditore. Dopo la laurea in medicina Anna vuole specializzarsi in chirurgia plastica per aprire uno studio estetico, sposarsi e avere una famiglia. Quando però un ictus colpisce il padre e un misterioso amico tedesco gli fa visita, Anna inizia un’indagine sul passato in guerra del genitore. Le tracce la conducono nell’Italia del 1944, nel pieno della furia omicida delle SS in fuga, quando le truppe scelte di Hitler trucidarono per vendetta almeno quindicimila civili italiani. Una storia che oggi pochi conoscono, come pochi sanno che alle SS tedesche si uní un famigerato battaglione di SS italiane, di cui dopo la guerra si è cercato di far perdere la memoria. Al termine di questo drammatico percorso, Anna ritrova la sua vera anima. Così, finalmente libera da quel passato terribile che le scorre nel sangue, torna a Colle Sant’Agnese, il paesino toscano in cui i nazisti fucilarono oltre quattrocento persone fra donne, vecchi e bambini. Una storia nera, drammatica e poco chiara e che parla ancora al presente, chiedendo giustizia. 

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