La scrittrice Chiara Giacobelli: «Al lavoro se sono sola e parliamo di soldi gli uomini non mi prendono sul serio»
La gavetta dell'autrice che ha dovuto affrontare difficoltà e superare molti stereotipi
ANCONA - Saper scegliere bene la nicchia e non avere fretta: con queste parole si può riassumere la filosofia di Chiara Giacobelli, scrittrice e giornalista anconetana di 39 anni autrice della collana edita da Raffaello "100 cose da fare e da sapere a..." e di molte altre opere tra cui "Le Marche romantiche e misteriose", un volume che racchiude le storie di personaggi poco noti del territorio ma dal grande fascino storico e artistico. Una professione complessa quella della scrittrice ma che lei ha voluto intraprendere nonostante tutte le difficoltà e gli inciampi del caso. «Oggi sono tante le persone che scrivono - spiega - ma pochi quelli che realmente vivono scrivendo. Io ci sono arrivata per gradi, senza fretta. Ho fatto tanta gavetta e ho trovato la mia nicchia, ossia le guide turistiche alternative. Nel 2011 nessuno le faceva. Ho una passione sfrenata per i viaggi e questo mi ha consentito di incastrare tutto alla perfezione. Inoltre credo che trovando una propria specializzazione si possa accedere con più facilità a bandi e sponsorizzazioni private». La chiave è quella di «costruirsi pian piano il proprio pubblico. Con questo non dico di essere arrivata. Per scrivere bene serve talento, certo, ma poi bisogna studiare anni per affinare la tecnica e poi bisogna sempre confrontarsi con qualcuno che possa darci un feedback».
Una volta trovato il suo campo d'azione Chiara ha dovuto affrontare le difficoltà legate all'ambito manageriale dell'editoria. Presentazioni, incontri, meeting per discutere di soldi e contratti: un universo ancora in parte legato all'interlocutore maschile. «Se propongo un progetto da sola - continua l'autrice - difficilmente vengo ascoltata. Se invece insieme a me viene una figura, uomo o donna che sia, dal carisma spiccato e autorevole le cose cambiano. Purtroppo, sarà per un mix di ragioni tra cui il modo in cui mi vesto e il fatto che sembro più giovane della mia età, ma non vengo ritenuta un interlocutore all'altezza. Per questo non mi piace trattare la parte economica e lo lascio fare a terzi». Diverso è il discorso quando si entra nell'ambito artistico e quando leggono il mio curriculim: «Mi presento come scrittrice e mi capita tantissime volte di suscitare empatia ed interesse per le cose che racconto. Qui la mia professionalità viene riconosciuta. Si sta parlando di libri, di arte, non di soldi». Poi aggiunge: «Non voglio fare di tutta un'erba un fascio. Tanti politici, uomini d'affari, imprenditori mi hanno dato fiducia e hanno creduto in me. Di questo li ringrazierò sempre».
Incontri
Le difficoltà nella carriera di Chiara, però, non si sono fermate ad alcuni cliché sull'aspetto fisico o stereotipi di genere. Infatti ha dovuto lottare anche in famiglia per vedere affermata la sua professionalità: «Per tanti anni - racconta - i miei genitori sono stati contrari al fatto che io volessi fare la scrittrice. Non hanno mai dato molto peso a questa cosa. Mi dicevano di cercarmi un posto fisso ma io ero determinata». Poi aggiunge: «Certo sono stata anche fortunata ad incontrare tante belle persone sul mio cammino come Giacomo Scarpelli. Ho avuto il privilegio di scrivere la biografia del padre Furio "Il cinema viene dopo". Melania Gaia Mazzucco è stato un altro bell'incontro e anche gli editor della Walkabout literary agency di Roma che mi hanno fornito da subito consigli e spunti per migliorare il mio lavoro».
Come un dolce d'alta pasticceria
Si può dire che il lavoro di Giacobelli vada in qualche modo controcorrente. Infatti, in un mondo autoreferenziale, dove ciascuno pensa di avere una propria storia unica da raccontare, lei scova il particolare, la nicchia, il segreto. Riporta la storia alla luce con cura, come fosse un reperto archeologico e poi le ridà nuovo splendore.
Conclude: «Va raccontata una storia quando c’è qualcosa di seriamente forte e importante da dire. Essere individualisti non paga e di fatti forti nella vita se ne incontrano davvero pochi. Lo scrittore è soprattutto questo: mettere la propria arte al servizio di qualcosa che valga la pena narrare. Sapersi guardare intorno è la chiave». Troppo semplice scrivere e fare self publishing. «Serve un raffronto nella vita. Per fare un paragone: tutti possono fare un torta, ma se voglio fare un dolce di alta pasticceria devo studiare bene la ricetta, informarmi e metterci l'anima».