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Francesca Romana Ruberto, da tre anni al comando dei carabinieri di Senigallia: «Discriminazioni? No, serve competenza»

Prima donna al comando dei Carabinieri della compagnia di Senigallia, il capitano Francesca Romana Ruberto descrive cosa significa per lei indossare questa divisa da 14 anni. Percorsi, gioie e difficoltà della sua carriera

SENIGALLIA - Dal 2019 è la comandante dei Carabinieri della compagnia di Senigallia. Il capitano Francesca Romana Ruberto è la prima donna a ricoprire questo ruolo nella cittadina della spiaggia di velluto.  Prima di quest'incarico la militare 33enne aveva lavorato all’Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione dell’Ufficio di Gabinetto del Ministro della Difesa. Da 14 anni svolge con passione e amore il suo lavoro. «Ho intrapreso questo percorso al termine degli studi - racconta - subito dopo il diploma superiore presso il Liceo Scientifico del mio paese. Ero interessata allo studio della Giurisprudenza, ma avevo un obiettivo in particolare, quello di lavorare nell’ambito della legalità, cioè essere parte attiva nel garantire il rispetto delle leggi. Quindi mi sono avvicinata all’Arma dei Carabinieri, una realtà che non conoscevo, ma che pian piano ho imparato ad apprezzare e ad amare. Sono entrata a far parte di questa grande famiglia e ora ne sono ampiamente soddisfatta. È un lavoro che mi da grande soddisfazione, soprattutto quando so di aver contribuito ad aiutare gli altri. C’è tanto bisogno di altruismo e generosità nella nostra società, e credo che noi Carabinieri siamo da sempre custodi di questi valori».

Poi sono arrivati gli anni della formazione in Accademia militare: «Ho vissuto momenti di grande fatica, ma anche di forte unione e complicità con i miei compagni di corso. Ha provato una grande emozione quando ho prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana. Negli anni successivi, quando ho iniziato a lavorare in vari comandi territoriali, ho affrontato nuove esperienze e ho iniziato a fare i conti con la responsabilità del comando. Ho lavorato accanto a uomini e donne spesso molto più grandi di me (per età), che avevano già vissuto tante esperienze nell’Arma. Mi hanno accompagnata in tutto il mio percorso, fornendomi un supporto indispensabile, perché nessun comandante può lavorare bene se è solo. Anche il confronto con i cittadini mi ha dato tanto, perché molti si affidano completamente a noi e hanno bisogno di tutto il nostro impegno per essere aiutati. La gratificazione che leggiamo nei loro occhi è il più grande ringraziamento per il nostro lavoro quotidiano».

Il nuovo incarico per Ruberto è arrivato tre anni fa: «Significa dirigere e coordinare il lavoro di circa 90 carabinieri - prosegue - che operano nei comuni di Senigallia, Montemarciano, Ostra, Trecastelli, Corinaldo, Ostra Vetere, Belvedere Ostrense, Castelleone di Suasa e Barbara. Vuol dire gestire tutte le richieste di intervento che arrivano dai cittadini residenti nei vari comuni e rispondere a tutte le problematiche di sicurezza e ordine pubblico. È un incarico di grande responsabilità, ma anche molto stimolante e prestigioso per me. Ogni giorno ho modo di confrontarmi con persone e situazioni diverse, imparando sempre qualcosa di nuovo». Tanta fatica, certo, ma anche parecchie soddisfazioni: «Quando riusciamo a dare un aiuto alle persone che si rivolgono a noi è il massimo. Siamo sempre disponibili per chi deve presentare una denuncia, chiedere il nostro intervento a seguito di liti o aggressioni o per chi si rivolge a noi per cercare persone scomparse. Quello del carabiniere è un lavoro che non ha pause, né giorni di riposo o orari di chiusura. Anche quello del comandante è un lavoro che richiede una costante presenza, che è necessaria per garantire il giusto supporto ai carabinieri, per coordinare tutte le attività che vengono effettuate e per garantire un efficiente servizio al cittadino». 

Il rapporto con i colleghi e la parità di genere nell’Arma 

Al contrario di quello che si può pensare e rispetto agli stereotipi, le discriminazioni di genere e la misoginia sono fattori che vengono lasciati da parte in questo lavoro: «Non ho mai pensato di poter subire delle discriminazioni - dichiara - fin dall’inizio del mio percorso professionale all’Accademia Militare di Modena, sono stata affiancata da diverse donne, sia mie coetanee, sia mie superiori, con l’incarico di comandanti, con le quali si è instaurato un rapporto di stima e rispetto. Nel nostro settore, come in tanti altri contesti lavorativi, non ci sono differenze tra uomo e donna, ciò che conta è lavorare con competenza, professionalità e serietà. Per questo motivo non ho mai avuto problemi nel confrontarmi con tanti colleghi uomini, durante la mia esperienza nell’Arma». Serietà, dunque, professionalità, ma anche empatia verso il prossimo. Sembra essere questa la ricetta vincente della comandante. «Da donna - spiega - ho sempre cercato di dare un mio contributo nella gestione dei casi di violenza di genere, specialmente quando le vittime erano altre donne. In più di un caso mi è capitato di entrare in empatia con le vittime di questi reati violenti. Ci vuole molto tempo per approfondire tutti i dettagli di una vicenda che riguarda la violenza di genere, ed è fondamentale stabilire un rapporto di fiducia con la vittima, perché è importante che lei si apra e racconti tutto quello che le è successo». Ma poi «è anche fondamentale provvedere affinché venga tutelata dopo la denuncia, quindi bisogna darsi da fare, in collaborazione con tutti gli uffici competenti, e bisogna farlo in tempi rapidi. Sono molte le esperienze di questo tipo che mi sono rimaste impresse, ognuna diversa dalle altre. Quello che mi è rimasto dentro è il rapporto umano che si instaura con le persone, quello che va oltre la presentazione della denuncia. Credo che sia la parte più bella del nostro lavoro».  

Il futuro 

Infine un consiglio alle future carabiniere: «Alle giovani donne che vogliono intraprendere questa carriera consiglio di studiare e prepararsi al meglio delle loro possibilità. È una scelta che non va presa alla leggera, perché comporta un cambio di vita radicale. Fare il Carabiniere vuol dire lavorare con impegno ogni giorno, inclusi i momenti di festa, e in tutte le fasce orarie. Vuol dire dedicarsi al prossimo senza risparmio e rischiare anche la propria vita per tutelare la sicurezza degli altri. Essere un Carabiniere è uno stile di vita, non solo un lavoro. Comporta tanto sacrificio, ma anche grande soddisfazione. Ci vuole convinzione, determinazione e impegno. Spero che in futuro possano esserci tanti giovani pronti ad intraprendere questo percorso. Io, dopo quasi 14 anni, sono fiera di far parte dell’Arma dei Carabinieri e di lavorare per la difesa della nostra nazione. I valori che l’Arma custodisce devono essere tramandati anche alle generazioni future, perché sono fondamentali per la conservazione di ogni società». 

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