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Demolizioni edilizie, Legambiente: «Avanti tutta per scongiurare nuovi abusi»

Legambiente ha fatto appello al ministro Lamorgese e al Parlamento per risolvere le problematiche derivanti dall’ultima circolare che azzera l’efficacia delle nuove norme sulle demolizioni non eseguite

Nelle Marche sono state emesse 1.098 ordinanze di demolizione relative agli abusi edilizi e, dal 2004 al 2020, ne sono state eseguite 437 cioè il 39,8%. Di questi immobili, 20 sono stati acquisiti al patrimonio pubblico immobiliare. Delle 661 ordinanze non eseguite, 4 pratiche sono state trasmesse al Prefetto. È quanto emerge in sintesi dalla fotografia scattata dalla seconda edizione del dossier “Abbatti l’abuso” di Legambiente sulle mancate demolizioni edilizie nei comuni italiani, dalla quale emerge con chiarezza una Penisola spaccata in due. Eloquente il dato nazionale: sulla base delle risposte complete date dai 1.819 comuni (su 7.909) al questionario di Legambiente (nelle Marche hanno risposto il 21,9% delle amministrazioni), nella Penisola dal 2004, anno dell’ultimo condono, al 2020 è stato abbattuto solo il 32,9% degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo, un dato “trainato” dall’attività degli enti locali delle regioni del Centro Nord.

Numeri nel complesso preoccupanti che per Legambiente dimostrano come in Italia l’abusivismo e il cemento illegale siano ancora una piaga da sanare. A ciò si aggiunge anche il “pasticcio” generato nelle scorse settimane dalla circolare interpretativa inviata dal Ministero dell’Intero a tutte le prefetture che va ad azzerare l’efficacia della norma, inserita nella L.120/2020, c.d. Dl Semplificazioni, che attribuisce ai prefetti il potere sostitutivo nelle demolizioni degli abusi edilizi, di fronte all’inerzia dei Comuni che emettono le ordinanze ma non le eseguono. Applicando le disposizioni della circolare ministeriale - denuncia Legambiente - si va a ristringere l’ambito d’azione dei prefetti ai soli abusi edilizi accertati dopo l’entrata in vigore della legge e, escludendo tutte le ordinanze su cui sia pendente un ricorso per via amministrativa, decine di migliaia di manufatti illegali sono destinati a rimanere esattamente dove sono, com’è successo finora. A confermare l’inequivocabile senso della norma sono le 935 ordinanze inevase trasmesse, da settembre 2020 a marzo 2021, dai Comuni alle prefetture.

«Procedere con gli abbattimenti - spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - è il migliore deterrente perché si scongiuri il sorgere di nuovi abusi edilizi. Il quadro che emerge dal nostro dossier conferma la necessità, non più procrastinabile, di avocare allo Stato il compito di riportare la legalità dove le amministrazioni locali non sono riuscite a farlo per decenni. Per questo, su proposta di Legambiente, lo scorso, anno è stata approvata una norma inserita nel Dl Semplificazioni che assegna alle prefetture la responsabilità di demolire stante l’inerzia prolungata dei Comuni; ma con la sconcertante circolare interpretativa della legge del Ministero dell’Interno ora ciò verrà meno andando a tradire il senso e l’obiettivo di quanto approvato in Parlamento. Per questo abbiamo elaborato un emendamento all’ultimo decreto “Semplificazioni” del governo Draghi con l’obiettivo di ricondurre a un’interpretazione autentica della disposizione, nel pieno rispetto della ratio legis, fugando ogni margine di dubbio circa la sua applicazione. Alla ministra Lamorgese e al Parlamento chiediamo di rivedere e correggere la nota interpretativa del ministero riaffermando il potere d’intervento dei Prefetti su tutte le ordinanze emesse dai Comuni. Per liberare il Paese dallo sfregio del cemento selvaggio e dall’abusivismo impunito serve un netto cambio di direzione che solo la classe politica può intraprendere, non sono ammessi più ritardi o passi falsi».

«La lotta agli abusi edilizi inizia dal loro abbattimento – aggiunge Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche -. Il contrasto all’illegalità, a partire dalla rimozione degli abusi, è fondamentale per costruire bellezza nei nostri territori, nel rispetto delle regole e delle fragilità ambientali a cui i cambiamenti climatici ci sottopongono sempre più spesso. È necessario accelerare in questa direzione per costruire percorsi virtuosi che rimettano al centro il valore del suolo, del paesaggio e delle bellezze naturali di questa regione».

Per Legambiente siamo di fronte a una serie di dati che confermano la corretta interpretazione della legge da parte degli uffici comunali e la bontà della ratio della norma fortemente voluta da Legambiente, che deve sancire un definitivo cambio di passo sul fronte delle demolizioni, avocando allo Stato il compito di ripristinare la legalità quando i Comuni, per tutte le ragioni che sono state alla base dell’intervento legislativo (a cominciare da quelle legate ai contraccolpi sul consenso elettorale), non hanno provveduto.

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