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Proroga Dad, genitori contro l’ordinanza: il TAR chiede chiarimenti alla Regione 

Il presidente del TAR Marche si è pronunciato sul ricorso presentato il giorno stesso da un gruppo di genitori di studenti aderenti al Comitato Priorità alla Scuola Marche

Nella tarda serata di ieri, 19 gennaio 2021, il presidente del TAR Marche si è pronunciato sul ricorso presentato il giorno stesso da un gruppo di genitori di studenti di scuola secondaria di secondo grado, aderenti al Comitato Priorità alla Scuola Marche, richiedenti l’annullamento dell’ordinanza n. 1/2021 della Regione Marche che proroga la DAD al 100% fino al 31 gennaio. Il Presidente, si legge nel testo del Decreto del TAR Marche, ha “ritenuto necessario, ai fini della disamina della predetta istanza, acquisire dalla Regione Marche una relazione di chiarimenti sui fatti di causa, con allegata la relazione istruttoria a firma del Dirigente del Servizio Sanità” datata 5 gennaio. La documentazione è attesa per questo giovedì. A spiegarlo è il movimento nazionale Priorità alla scuola in una nota stampa. 

«Alla base del ricorso, difeso dagli avvocati Valeri, Virgilio e Nicolini, vi sono profili di illegittimità dell’ordinanza regionale in quanto si pone in deroga ad una norma di rango superiore, il d.l. 5 gennaio 2021, che disciplinava il rientro in presenza al 50% dal 11 al 16 gennaio, oltre a violare i vincoli di competenza e i limiti imposti ai poteri di intervento delle Regioni previsti dai precedenti d.l. 19 e 33 del 2020. Proprio il d.l. 19/2020, infatti, consente di introdurre misure più restrittive “nelle more” dei D.P.C.M. e con “efficacia limitata fino a quel periodo- si legge nella nota- per cui in virtù dei provvedimenti governativi vigenti, tra cui l’ultimo D.P.C.M del 14 gennaio, l’ordinanza regionale risulterebbe ingiusta e illegittima, a partire dal fatto che gli stessi D.P.C.M. consentirebbero la scuola in presenza per tutti gli ordini di scuola anche nella cosiddetta zona arancione e maggior ragione in zona gialla, zona in cui la Regione Marche è ricaduta nel periodo tra l’11 e il 16 gennaio. L’ordinanza regionale infatti “non espone alcuna giustificazione della grave decisione di intervenire proprio sulla scuola secondaria, lasciando aperti tanti altri servizi e strutture”. Come già ampiamente sostenuto da Priorità alla Scuola, la tesi difensiva precisa altresì che “la didattica a distanza, lontana dal luogo ove si ritrova la comunità scolastica, non permette di assicurare l’educazione / l’istruzione come delineata dalla nostra carta costituzionale (art. 34) e dai trattati e dalle convenzioni internazionali”. La Scuola infatti è, subito dopo la famiglia, “il principale luogo di socializzazione e formazione della personalità degli adolescenti, che li acquisiscono responsabilità e autonomia e si formano come membri di una comunità più ampia” (..) “imparando ad essere cittadini”. La Didattica a distanza acuisce le differenze sociali, oltre a violare il diritto all’istruzione laddove mancano i mezzi di connessione e luoghi idonei all’apprendimento. La negazione della scuola in presenza “comprime in radice sia il diritto all’istruzione, sia il diritto-dovere di istruire i propri figli che spetta ai genitori».

«A questo si aggiungono i danni sulla salute psico-fisica degli studenti, già ampiamente dimostrati da studi ed esperti- continua la nota- Secondo quanto riportato dalla stampa nazionale, lo stesso CTS, nel verbale del 17 gennaio scorso, ha ribadito "ulteriormente e con convinzione" l'importanza del ritorno in classe per gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado "come condizione imprescindibile e non più procrastinabile per il grave impatto che l'assenza di esso ha sull'apprendimento e la strutturazione psicologica e di personalità degli studenti che, in questa particolare fascia d'età, possono essere fortemente penalizzati dall'isolamento domiciliare". Lo stesso Ordine degli Psicologi, di recente, si è fortemente espresso sui danni che una DAD così prolungata sta provocando in termini di isolamento sociale, depressione, apatia. Il diritto alla salute dei giovani è strettamente legato e cammina di pari passo con il diritto alla Scuola in presenza. E’ necessario, quindi, che si garantisca il miglior bilanciamento possibile tra questi diritti fondamentali, soprattutto nei confronti di coloro, come i minorenni che necessitano della più ampia tutela da parte delle Istituzioni. I giovani non possono continuare ad essere sacrificabili per tutelare - in via preventiva e senza evidenze di fatto - l’economia, così come sostenuto dall’Assessore Giorgia Latini; al contrario,  la scuola è un’istituzione primaria e strategica tanto quanto il mondo produttivo, contribuendo di fatto anche allo sviluppo socio-economico della nazione». 

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