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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Sindaco fuori dal Covid, Alfredo Cesarini: «Fine di un incubo»

Dopo 27 giorni di ospedale il Primo Cittadino è stato finalmente dimesso oggi. «Finire all’ospedale e vivere l’esperienza della positività al Covid è qualcosa che ti scalfisce l’anima ancor prima che il fisico»

Il sindaco di Santa Maria Nuova, Alfredo Cesarini, fuori dall'incubo del Covid. Dopo 27 giorni di ospedale il Primo Cittadino è stato finalmente dimesso oggi. «Finalmente la luce si è accesa - scrive in un post su Facebook - Il mio angelo custode è sempre lì, vigile. Ma ora è tempo di guardare avanti e di riprendersi la vita».

Paura e sconforto l'hanno fatta da padrona in questa esperienza che Cesarini racconta sui social: «Sono stati giorni duri, - dice - difficili, carichi di tensioni fisiche e psicologiche. Finire all’ospedale e vivere l’esperienza della positività al Covid è qualcosa che ti scalfisce l’anima ancor prima che il fisico. Si vive una dimensione surreale dove il tuo male si aggiunge a quello di chi ti sta accanto, fondendosi insieme e diventando un tuttuno. Ho avuto la “disgrazia” di passare un giorno ed una notte intera al pronto soccorso (erano i giorni dei tanti ricoveri) in una camera con un ragazzo 30enne con il casco per la respirazione forzata. È stato un incubo. Un incubo che ancora mi perseguita. I rumori del respiratore, le sofferenze ed i lamenti di quel povero cristo mi sono rimasti dentro. Credo di essere abbastanza forte perché la vita di dolori e accadimenti negativi me ne ha già dati, ma questa situazione mi ha colpito nel profondo come nessun altra. La prima settimana di ricovero è stata terribile. Ho temuto per la mia vita ed ho avuto veramente paura di non farcela. Tanti pensieri affollavano in quei giorni la mia mente. Questo virus non genera una normale malattia, ma è una roulette russa, non sai cosa può accaderti domani e questo è destabilizzante, credo per chiunque». 

Il sindaco aggiunge: «Nel mezzo di tutta questa mia storia ci sono loro: medici, infermieri, oss, gli angeli custodi terreni che si sono presi cura di me. Persone straordinarie che mi hanno curato e che hanno cercato in ogni modo di alleviare lo smarrimento della malattia e dell’isolamento forzato. La mia vicenda si sta concludendo, fortunatamente, in modo positivo grazie alla professionalità e diligenza di tante persone che voglio ringraziare. Mi sono sentito veramente assistito sotto il profilo sanitario, ma anche sotto quello umano e psicologico. Ho avuto attorno persone eccezionali che hanno cercato di trasmettermi serenità. Alle 5 di mattino iniziavano gli esami e la sveglia era talvolta una carezza con parole di incoraggiamento. Questo ha fatto e fa la differenza. Donne e uomini chiusi nei loro “scafandri” bianchi per tutto il tempo che a fine turno arrivano stanchi e stremati, te ne accorgi quando senti il trascinìo dei piedi diventati pesanti, a tutti loro dico solo grazie infinite siete stati e siete eccezionali».

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