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Crisi Covid nell'artigianato, Cantori: «Non sappiamo quanto resisteranno le imprese»

Il segretario della Cna di Zona Sud di Ancona ha elaborato i dati sull’Fsba, il fondo di solidarietà bilaterale: «La febbre resta alta»

I dati sull’Fsba (Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato), cioè l’ammortizzatore sociale che viene attivato per sospendere i dipendenti delle attività artigiane in assenza di lavoro (la “cassa integrazione dell’artigianato”) testimonia una lenta discesa, ma da una situazione che si è rivelata drammatica fin dall’inizio. Questo mette in luce l’analisi fatta dalla Cna di Zona Sud sui dati di giugno e luglio su un campione di imprese della zona. Il campione preso a riferimento riguarda l’area di Castelfidardo, Osimo, Loreto, Offagna, Numana e Sirolo: 60 le imprese censite per un totale di 261 dipendenti. Nel mese di giugno le imprese che hanno richiesto l’Fsba sono pari a 28 con un totale di 159 dipendenti. In pratica il 46% delle imprese del campione hanno richiesto questo ammortizzatore. Più elevato il dato percentuale dei dipendenti: il 61% dei dipendenti nel mese di giugno era in Fsba. In totale i giorni di Fsba richiesti sono stati pari a 1469, mentre le ore ammontavano a 9721,75.

A luglio la situazione è migliorata: 22 le imprese che hanno richiesto l’Fsba, cioè il 36% del campione. Queste 22 imprese hanno sospeso in totale 118 dipendenti, il 45% del campione. I giorni di sospensione nel mese di luglio erano quindi scesi a 1244 e le ore si attestavano a 8176. Rispetto quindi al mese precedente si registrava un -10% di imprese che hanno avuto accesso all’Fsba e con una diminuzione dei dipendenti sospesi pari a -16%.

«In partenza nel settore dell’artigianato la “febbre da Covid” era molto alta – commenta Andrea Cantori, segretario della Cna di Zona Sud di Ancona –. Si partiva a giugno, dopo un mese dalla ripartenza, da quasi la metà delle imprese che avevano richiesto l’Fsba per un numero di dipendenti che superava il 60%. A luglio, nonostante una discesa nelle richieste da parte delle imprese artigiane, ancora più di un terzo necessitava di ammortizzatori per un numero di dipendenti pari al 45% del campione che abbiamo preso a riferimento – conclude Cantori – La febbre è ancora alta e non sappiamo quanto tempo ancora il “corpo” delle nostre imprese artigiane riuscirà a resistere. Occorrono gli antibiotici del caso che si chiamano “investimenti pubblici”, possibilmente in piccoli appalti da somministrare rapidamente».

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