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Rincari materie prime, quando l’impatto può incidere negativamente sulle micro imprese

Il presidente del settore Meccanica della CNA Gianluca Di Buò ha parlato di produzione analizzando da vicino il rincaro delle materie prime e gli effetti che può avere sulle spalle delle imprese

La spirale di rincari delle materie prime e dei semilavorati allarma le imprese del settore manifatturiero e in particolare le micro imprese sulle quali l’impatto degli aumenti dei prezzi è più rilevante. È quanto emerge da una indagine condotta dall’Ufficio Studi della CNA su un campione di circa mille tra micro e piccole imprese, tra cui numerose imprese della Provincia di Ancona. La fotografia presenta tinte fosche, il 55% subirà una contrazione della redditività (quasi il 70% nella chimica), un’impresa su sei teme rallentamenti dell’attività e una su cinque un calo di ordini e fatturato (24,3% per le micro imprese e 10,9% per quelle con più di 10 addetti). Inoltre i rialzi delle materie prime potrebbero generare spinte inflazionistiche e mortificare la ripresa della domanda con riflessi negativi anche sull’occupazione.

«Le micro imprese sono le più esposte e con capacità molto limitate per adottare contromisure sottolinea Gianluca Di Buò, neo presidente del settore Meccanica di CNA Produzione Ancona - . Il fenomeno dei rincari ha innescato una serie di difficoltà nel reperire i materiali con una preoccupante dilatazione dei tempi di consegna».

I continui rincari e l’allungamento dei tempi di consegna rischiano inoltre di rendere insostenibili i preventivi accettati dalla clientela. Tra le contromisure il 67,8% del campione ha cercato di rinegoziare i preventivi proposti al cliente, quota che sale al 71% tra le imprese con oltre 10 dipendenti e supera l’87% nel settore della chimica.

«Per arginare i rincari – continua Gianluca Di Buò – le imprese di minori dimensioni devono scegliere tra la forte contrazione dei margini di profitto e la possibilità di perdere il cliente. Altre imprese provano a cercare nuovi fornitori, strategia adottata dal 40% delle imprese dell’elettronica e dal 36,8% di quelle della meccanica/automotive».

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