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Nelle Marche è allarme desertificazione bancaria, un quarto dei Comuni non ha sportelli (e ne chiuderanno altri 22)

La First Cisl presenta i dati dell'Osservatorio e parla di un fenomeno ormai innarrestabile e preoccupante

ANCONA- Le Marche a rischiano desertificazione bancaria: nel 2023 il 50% dei comuni rimarrà senza sportelli. A lanciare l’allarme la First Cisl che ha promosso un Osservatorio con studi e analisi del Comitato scientifico della Fondazione Fiba relativi all’andamento delle chiusure in tutte le regioni italiane. «Il fenomeno è inarrestabile ed è molto preoccupante- commenta Mario Raimondi, segretario generale First Cisl Marche-. Nelle Marche ci sono poche grandi città e tanti piccoli centri. Negli ultimi anni molte banche hanno deciso di chiudere filiali nelle aree interne e montane creando disagi per le 54mila persone che abitano in questi luoghi (19mila unità in più rispetto al 2021) e per le imprese. Abbiamo circa 4.200 aziende che hanno sede dove non ci sono sportelli con conseguente difficoltà ad accedere al credito (1.400 in più rispetto al 2021)».

Al 31 dicembre 2022, dai dati analizzati dall’Osservatorio emerge che il 15,4% del territorio è stato colpito dalla desertificazione bancaria, oltre 1/4 (il 26,2%) dei comuni marchigiani non ha sportelli sul suo territorio, quelli con un solo sportello sono il 24,2%. Nel 2022 gli sportelli bancari sono stati chiusi in 11 comuni e nel 2023 sono previste le chiusure di almeno 12 filiali e sportelli di Intesa San Paolo e di almeno 10 filiali e sportelli di BPER. Tra i comuni abbandonati dalle banche un quarto si trova nelle zone montane, mentre quelli completamente senza sportelli si trovano nelle zone rurali. In provincia di Ancona, tra i comuni che hanno un solo sportello bancario ci sono Sirolo, Agugliano, Castelbellino, Castelplanio, Monte Roberto, solo per citarne alcuni. Monsano, Offagna, Belvederese Ostrense, Barbara sono solo alcuni di quelli rimasti privi di sportello. «Le banche in questi ultimi anni hanno fatto molti utili, troviamo contraddittorio che abbandonino i territori. Stanno chiudendo filiali che non necessariamente sono in perdita- spiega Raimondi-. Si tratta di una scelta imprenditoriale, le banche preferiscono concentrare i lavoratori in grandi strutture».

Secondo il segretario generale della First Cisl Marche in un contesto in cui il mondo bancario è sempre più orientato verso la digitalizzazione, l'efficienza e la riduzione dei costi, la tendenza all’aumento della desertificazione è accompagnata dal rischio di avere ricadute socio-economiche significative sulle comunità locale. «Ciò significa per molte persone, in particolare anziane o con problemi di mobilità, dover sopportare pesanti disagi per accedere ai servizi bancari necessari alla loro vita quotidiana.  Inoltre, le chiusure degli sportelli bancari possono anche avere un impatto economico sulle comunità locali e ridurre le opportunità di lavoro nelle aree interne già molto penalizzate». L’obiettivo dell’Osservatorio, che fotografa l’evolversi delle chiusure delle filiali ogni tre mesi, è di seguire l’evoluzione del fenomeno e di sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica sulle conseguenze che la desertificazione bancaria comporta per lo sviluppo del Paese e la tenuta del suo tessuto sociale. «Il trend deve essere invertito. Bisogna mettere le banche nelle condizioni di non chiudere gli sportelli, devono prendersi cura della propria clientela» conclude Raimondi.

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