rotate-mobile
Attualità

Nessuno spazio e poca assistenza: ecco come nascono le gang in città

Un webinar dal titolo «Gang giovanili, tra riminalità e disagio» organizzato dall'associazione Fatto & Diritto ha analizzato cause e conseguenze del fenomeno. Presente il questore Cesare Capocasa

Giovani a rischio, delinquenza giovanile, baby gang e disagio: questi i temi al centro del webinar dal titolo provocatorio "Gang minorili, criminalità o disagio?", organizzato ieri pomeriggio dall’associazione culturale Fatto&Diritto con l'avvocato Tommaso Rossi. Quello di ieri è stato un incontro con punti di vista differenti che è andato dritto al cuore del problema, focalizzandosi sul perché questi ragazzi arrivino ad avere certi atteggiamenti e quali siano le possibili soluzioni che si possono mettere in atto per arginare quella che nel territorio marchigiano, nessuna provincia esclusa, è diventata una vera piaga sociale. Sulla questione ha riflettuto il questore di Ancona, Cesare Capocasa che ha aperto il dibattito puntando sull’importanza della «prevenzione prima della repressione». Capocasa si è focalizzato sull’attività svolta dalla polizia in questi mesi, in un territorio come quello della provincia di Ancona dove «c’è una percezione di insicurezza e pericolosità importante». Il questore si è mosso sul territorio dal giorno uno dal suo insediamento, andando nelle piazze e «provando a vedere come si muovono questi giovani, soprattutto nel weekend. Quello che si evidenza in modo piuttosto netto è che sono ben organizzati, hanno il loro riferimento e più circuiti operativi sotto il profilo delle attività delittuose e incivili». La fascia di età dei “ragazzi terribili” va dai 13 fino ai 17-18 anni. «L’organizzazione si sa muovere e si muove bene. Inoltre è subentrato il pensiero che, essendo minorenni, le conseguenze delle loro azioni li riguardino relativamente, come in una sorta di impunità collettiva. Questo fenomeno da troppi mesi si è radicato e ora è difficoltoso andare a disaggregarlo. Ad oggi i responsabili di gran parte degli episodi di aggressioni e furti avvenuti ad Ancona sono stati individuati. La situazione però non è cambiata. Il fatto di denunciare non cambia il senso di insicurezza nei cittadini». Per questo si è pensato che, più che reprimere, la soluzione fosse quella di presidiare il territorio in maniera constante e puntuale.Volanti o meno, è innegabile il fatto che ogni weekend ci siano dei branchi di ragazzini sbandati che non vedono l’ora di pianificare il prossimo raid da postare su Instagram. «Il contesto dei like – prosegue Capocasa – non fa che ampliare il problema. Ed è così che si è arrivati alle minacce alla signora Patrizia Guerra e a suo figlio (pestato per tre volte da un gruppo di bulli)».

Assistenza domiciliare: «Ancona è senza»

Nonostante gli innumerevoli episodi di delinquenza segnalati dal nord al sud delle Marche, sono pochi quelli che finiscono davanti al giudice. Lo dice anche Paola Mareddu, giudice del tribunale per i Minorenni di Ancona. «In pochi casi ho emesso delle misure di custodia cautelare per reati di bullismo e stalking. Ricordo un episodio nell’anconetano in cui dei giovani avevano preso di mira alcuni loro coetanei più fragili. I fatti di criminalità sono spesso relativi a danneggiamenti, imbrattamenti, e piccole quantità di uso di stupefacenti per uso personale. Quindi non si ravvisa attività di spaccio e muore tutto così». Il punto di vista cambia se si esce dalle aule del tribunale: «Abito in centro ad Ancona – prosegue Mareddu – e mi capita di vedere tossici e giovani sbandati passare le giornate all’ex Cepu o all’ex scuola Ipsia. È una zona che, pur essendo in centro, è in stato di totale degrado. Passano le giornate a bere e questo si accompagna ad attività delinquenziali». Per il giudice il problema ad Ancona è il fatto che non ci siano spazi di sfogo per i giovani, scarse iniziative dedicate a loro e neppure una rete di assistenza concreta: «L’educativa domiciliare è essenziale per aiutare i ragazzi a poter in qualche modo risalire la china e a poter riagganciare il percorso educativo dal quale si sono discostati. Ancona è l’unica città che continua a non attuarla. Faccio una nuova supplica al Comune di Ancona per introdurla».

Il Covid ha peggiorato le cose 

L’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Ancona, Emma Capogrossi parla di un «aggravamento della situazione con la pandemia». Se prima si parlava di un’epidemia di disturbi dell’apprendimento «ulteriori problemi si sono presentati con il lockdown. Parliamo di disturbi della personalità veri e propri». Inoltre «gravi forme di trasgressione esistono anche in nuclei familiari dove ci sono professionisti. Pensare che queste cose accadano solo in famiglie fragili è uno stereotipo». Se l’assessore pone l’accento sul singolo il presidente della Camera minorile dorica Andrea Nobili fa un discorso più ampio: «Prima di parlare di criminalizzazione dei giovani è bene prendere atto che esiste il disagio giovanile. Il più delle volte questi comportamenti si ravvisano in ambiti socio-culturali di fragilità. Le famiglie che hanno risorse maggiori è più facile che possano recuperare un certo tipo di atteggiamenti».   

L'associazione

Fatto&Diritto è una realtà nata con l’intento di «promuovere la cultura del diritto e dei diritti ad un target più ampio rispetto ad eventi di formazione destinati esclusivamente ad esperti dei vari settori». Fanno parte dell'associazione commercialisti, psicologi, medici e giornalisti. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Nessuno spazio e poca assistenza: ecco come nascono le gang in città

AnconaToday è in caricamento