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Microcriminalità e social: «L’emulazione è pericolosa, dire baby gang li fa sentire importanti»

L’esperta di reati minorili Francesca Denaro ha analizzato il pericoloso legame tra microcriminalità e social soffermandosi anche sul pericolo emulativo che accompagna certi gesti

Microcriminalità e social. Un legame che purtroppo, soprattutto negli ultimi casi, sta andando a braccetto. Sono sempre di più i fenomeni di vanto ed emulazione, di reati di varia gravità, che vengono esaltati e testimoniati all’interno delle piattaforme più comuni tra i giovanissimi tanto che questa relazione ormai è allo studio degli esperti. L’avvocato anconetano Francesca Denaro, specializzata in reati minorili, ha fornito un proprio spaccato sull’argomento soffermandosi sui punti cruciali:

«Il problema ormai sta dilagando in città ma parliamo di criminali in tutto e per tutto che operano in gruppo. Il fatto che queste bravate vengano messe sul web, con la conseguente diffusione, è solo il frutto dell’epoca social in cui viviamo. Prima questi episodi esistevano ma non se ne aveva la stessa notizia, oggi ci troviamo a che fare anche con il problema dell’emulazione».

Proprio a questo proposito emerge un importante spunto di riflessione: «Da un certo punto di vista questa esposizione consente anche di rintracciare i nomi dei colpevoli, anche se non sempre è così. Da un altro punto di vista, anche il solo sentirsi definire “baby gang” potrebbe farli sentire importanti. Siamo di fronte ad un problema di natura sociale, culturale e familiare. I controlli si stanno intensificando, serve fermezza sull’argomento».

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