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Afghanistan, da Ancona arriva un grido: «Governo, non chiudere l’ambasciata a Kabul»

Gulab, Zerk, Omid e Nasim, cittadini afghani residenti da dieci anni ad Ancona, stanno soffrendo per quanto accade ogni giorno nel loro paese e hanno deciso di lanciare un grido al Governo italiano. E’ grande la paura per le loro famiglie

Originari del Sud dell’Afghanistan e non solo, da dieci anni ad Ancona ma con il cuore che non se ne è mai andato dal loro paese. E’ la storia di Gulab, Zerk, Omid e Nasim cittadini afghani e amici che da tempo vivono nel capoluogo e che da tempo si ritrovano proprio nel negozio di frutta gestito da Gulab, il popolare “Baba” di Piazzale Europa. Gentili e voluti bene da tutti i clienti, non manca la preoccupazione nelle loro parole quando si parla di ciò che sta succedendo nella loro terra con il ritorno dei talebani e la paura per le proprie famiglie:

«Abbiamo paura, certo – racconta Gulab in un momento di pausa – Nelle scorse ore è morta una persona che conoscevo bene, una giovane madre di sei bambini con il più grandi di 8 anni e il più piccolo ancora in età da latte. Chi paga? Gli americani o i talebani? No, paga il popolo. Ieri, per soli due minuti, sono riuscito a contattare la mia famiglia ma solo al telefono perché i social in Afghanistan non funzionano».

Sciogliendosi iniziano a prender parola anche gli altri: «Chiediamo al Governo italiano di fare come Francia, Germania ed Inghilterra. In primis di adoperarsi per le nostre famiglie ma soprattutto di mantenere aperta l’ambasciata italiana a Kabul. La gente è nell’emergenza, ha paura, vive sotto alberi e ponti. Togliergli il riferimento vorrebbe dire privarla dell’orientamento fondamentale. Sentiamo parlare di rifugiati, ventimila di qua, ventimila di là ma il nostro popolo è troppo più numeroso. Aiutateci a casa nostra, questo chiediamo».

Poi emerge la rabbia, la rabbia di una guerra che l’Afghanistan non ha mai voluto: «La guerra non è nostra e per capirlo bisogna tornare indietro di tanti anni. La nostra terra è sempre stata un piatto ricco per l’interesse degli altri. Sotto abbiamo diamanti, petrolio, carbone e soprattutto strategicamente l’Afghanistan è posto proprio al centro. Nel 1919 entrarono gli inglesi e poi se ne andarono. Poi vivemmo una fase con il re e il presidente ma già dopo la seconda guerra mondiale diventammo terra di conquista per i russi vogliosi di spostarsi contro il mare caldo. Russi, americani, europei con il solo effetto che il nostro paese è rimasto distrutto. I talebani sono arrivati nel 1997 e hanno ripulito tutto diventando i padroni fino a giungere al 2001 quando sotto l’operazione “Libertà duratura” gli americani rientrarono nel paese. In quell’occasione si cercava Osama Bin Laden che era un singolo terrorista. Oggi di Osama Bin Laden ce ne sono cento e gli americani se ne sono andati. A chi dovremo dare la colpa di tutto questo?».

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