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Acli Marche al presidente Acquaroli: «Riaprire i circoli in zona gialla»

n una lettera al presidente Acquaroli la richiesta di Acli Marche. La socialità è necessaria ad un vivere sereno ed equilibrato della società. A rischio la chiusura definitiva dei circoli

«C’è una condizione e di solitudine sociale molto grave, bisogna intervenire con urgenza. La Regione ci permetta di aprire i nostri circoli dove migliaia di persone, in particolare anziani, svolgono numerose attività e ricevono spesso servizi di prossimità per loro indispensabili». E' l'appello del presidente di Acli Marche Luigi Biagetti in merito alla difficile situazione che da troppi mesi ormai, stanno subendo i circoli Acli.

L'invito è quello di riaprire queste strutture che sono dei veri e propri presidi sul territorio, per poter svolgere l’attività sociale con gli stessi limiti e modalità consentite agli esercizi commerciali. Nella nostra regione le ACLI contano oltre 18.000 iscritti, organizzati in più di 200 strutture di base, distribuite in maniera capillare su tutto il territorio regionale, privilegiando in modo particolare i centri minori periferici. «Le conseguenze della pandemia - si legge in una nota dell'Acli - sono molto gravi sulla salute e sull'economia. Spesso però si trascura un elemento fondamentale per la vita dell'uomo: la socialità ­che non è legata solo alla condizione di fragilità. La socialità costituisce la base per una convivenza civile serena ed equilibrata perché senza relazioni e solidarietà il corpo sociale rischia di soccombere. Le Acli hanno cercato di essere vicine alle persone e alle famiglie, continuando a garantire relazioni e solidarietà a domicilio o in forme diverse ma questo non può bastare Con l'aumento di povertà e disuguaglianze l'esistenza dei circoli ricreativi e culturali si rende ancora più necessaria per la salvaguardia delle fasce popolari e la tenuta della coesione sociale della comunità. A parità di regole di sicurezza le attività che si svolgono nei circoli non sono certamente più pericolose di quelle realizzate nei centri commerciali. La richiesta alla Regione non lascia dubbi: bisogna intervenire sulla chiusura totale delle attività culturali, sociali e ricreative delle Associazioni di promozione sociale, prevedendo pertanto la possibilità di aperture anche parziali, in analogia con quanto previsto per i locali pubblici».

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