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Tar Marche, stop precauzionale al calendario della caccia: primo round agli ambientalisti

Il decreto sospende il calendario venatorio per quattro specie

ANCONA - Il TAR Marche ha dato ragione agli ambientalisti, accogliendo con Decreto monocratico del Presidente una parte del loro ricorso, redatto dallo Studio legale Rossi - Copparoni e P. del Foro di Ancona e sospendendo in via precauzionale la caccia a Germano reale, Alzavola, Marzaiola e Quaglia.

«Le Associazioni ambientaliste LAC, LAV, LIPU e WWF hanno dovuto anche quest’anno ricorrere al TAR Marche per ribadire un concetto semplice e che sembrerebbe scontato, ovvero che la caccia non è un diritto acquisito, ma una semplice concessione, regolata e dettata sia da leggi dello Stato e dai suoi organismi scientifici, che dalla Comunità Europea, con svariati trattati internazionali.- si legge in una nota congiunta- per l’ennesima volta, quindi, la Regione Marche è stata censurata dal Giudice amministrativo, perché ha maldestramente tentato di forzare i pareri scientifici, il diritto nazionale e comunitario, la giurisprudenza e anche il buonsenso, permettendo nel calendario venatorio la caccia già dal 1 settembre a delle specie che invece dovrebbero essere tutelate e protette, perché ancora in fase di allevamento della prole».

Anche l’ISPRA (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale) aveva espresso parere negativo all’apertura della caccia alle suddette specie, «ma la Ragione Marche- continuano le associazioni- aveva completamente ignorato tale parere, discostandosene senza motivarlo in maniera adeguata e coerente»

Si attende ora la Camera di Consiglio del 14 settembre, data in cui ci sarà la trattazione completa del ricorso ambientalista. «Confidando nel TAR Marche che ha sempre dimostrato equilibrio nel valutare l’interesse di chi vuole cacciare ed uccidere la fauna selvatica e di chi invece vuole difendere un patrimonio collettivo, anche alla luce della nuova formulazione dell’Art. 9 della Costituzione Italiana, che introduce la tutela della biodiversità come fondamento del nostro vivere comune» concludono gli ambientalisti.

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