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PlayStation e smartphone venduti come oggetti culturali, il blitz della finanza | VIDEO

I prodotti venivano acquistati dai neomaggiorenni con i soldi del bonus cultura. Rappresentante e socio della società che gestisce il negozio sono stati denunciati dalla Guardia di finanza

Il filmato diffuso dalla Guardia di finanza di Jesi spiega le modalità con cui una società gestita da una 72enne del posto, secondo l’indagine denominata “18 App”, aggirava la normativa sull’utilizzo dei bonus cultura riservato ai neomaggiorenni. La società, di cui fa parte un negozio che vende materiale elettronico, è stata infatti accusata di aver venduto nel 2017 e 2018 prodotti come PlayStation, smartphone, videocamere portatili e pc consentendone l’acquisto con i soldi del bonus. Tutto illegalmente, perché quel sussidio di 500 euro a testa consente ai neomaggiorenni di acquistare solo beni e servizi strettamente legati alla cultura e alla didattica. Per i finanzieri, la frode ammonta a 939mila euro in due anni e ha coinvolto ben 2.053 neodiciottenni residenti in 14 regioni d’Italia (le vendite avvenivano anche online). I ragazzi sono stati sanzionati. Denunciati invece il legale rappresentante della società e il socio, con l’accusa di indebita percezione di contributi erogati a soggetti privati ai danni dello Stato. Entrambi rischiano fino a 3 anni di reclusione. 


 

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