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Osimo, il Lions Club ricorda il campione di F1 Giovanni Fagioli

Un omaggio organizzato venerdì 24 gennaio nella sala San Francesco della basilica San Giuseppe da Copertino insieme all'Auto Club Fagioli

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AnconaToday

Un omaggio dovuto a Luigi Fagioli, campione di Formula 1, quello organizzato dal Lions Club di Osimo, venerdì 24 gennaio nella sala San Francesco della basilica San Giuseppe da Copertino. In collaborazione con l'Auto Club Fagioli, il Lions ha voluto ricordare e celebrare la brillante carriera di un pilota di automobilismo che ha portato in alto il nome di Osimo e dell'Italia in tutto il mondo, in un periodo in cui la fama si raggiungeva per meriti e non grazie a Facebook e a Twitter Alla presenza di Massimo Serra, presidente dell'Associazione di appassionati di auto d'epoca Lions Club Veteran di Macerata, e di Carlo Mocchegiani, Presidente del Club di Jesi, con una folta rappresentanza di soci, il cerimoniere Achille Ginnetti, ha dato il benvenuto agli ospiti, all'Officer Distrettuale Anna Maria Trucchia e al relatore della serata Giuseppe Saluzzi. Dopo il saluto di Massimo Torcianti, Presidente del Club di Osimo e dell'Assessore alla cultura Pellegrini, ha preso la parola il Lions Alessandro Fagioli che a nome suo e di Giacomo Fagioli, nipote del campione, ha ringraziato il Club per il riconoscimento dato al loro insigne parente.

E' toccato poi, a Giuseppe Saluzzi, relatore storico dell'Auto Club Osimo, tracciare il profilo di Luigi Fagioli e raccontare la storia della sua ascesa nel campo della Formula 1, tramite un filmato. Gigi, come lo chiamavano i suoi amici nato ad Osimo nel 1898, era considerato un ruvido, era orgoglioso e gentile al tempo stesso, pretendeva di essere giudicato in base al suo effettivo valore, una pretesa difficile, in un periodo storico dove la gente veniva inquadrata e messa in fila. La sua attività sportiva va dal 1925 al 1952, anno in cui subì un incidente fatale e fu definito da Richard von Frankeberg nel 1966 "Il più grande fenomeno che ci sia stato fino ad oggi nello sport automobilistico" il più grande rispetto all'età; infatti, quando l'Alfa Romeo nel 1950 lo chiamò in squadra con Farina e Fangio, Fagioli aveva 52 anni e la squadra fu chiamata dei tre F. Iniziò a gareggiare nel 1925 su una Salmson, per passare poi dopo quattro anni ad una Maserati (si tratta di vetture acquistate di tasca propria). Innumerevoli le sue performaces sportive in varie parti d'Italia, partecipò con successo alla Coppa Ciano a Livorno, e nel 1931 a Tunisi, arrivò secondo davanti alla Bugatti di Leloux, mentre a Montecarlo è il migliore degli Italiani.

Quando correrà per l'Alfa Romeo, definito da Ferrari "un solido, quadrato pilota marchigiano", al Gran Premio di Monza del 1933 vinse sul mitico Nuvolari. Fagioli a trentasei anni è ancora un osso duro, chiamato dal direttore sportivo della Daimler Benz Neubauer, comincerà la sua carriera in Germania, dove comprese amaramente come dovevano andare le cose. Sul terribile circuito di Nurbungring la sua vettura e quella di Brauchisch si alternarono al primo posto, finché Fagioli arrabbiatissimo, dopo vari imposizioni di Neubauer ed accesi alterchi, abbandonò la corsa., egualmente accadde al Gran Premio del Belgio dove fu costretto ad abbandonare per lasciar vincere Caracciola, a causa degli ordini di scuderia. Dopo aver firmato un contratto con l'Auto Union, nel 1936 cominciò ad accusare problemi di salute, ma nel 1950 ritornò in ballo correndo per l'Alfa Romeo insieme a Farina e a Fangio, per aver vinto il Gran Premio di Francia a Reims( record ancora imbattuto), venne definito "Intramontabile". Questa brillante carriera, purtroppo, terminò, quando nel 1952 sul circuito di Montecarlo all'uscita del tunnel, la sua vettura sbandò causandogli delle ferite, che per un'embolia sopravvenuta lo portarono alla morte. Osimo e Gubbio, dove ha dimorato per lungo tempo, non dimenticheranno mai il suo sorriso, le sue imprese spavalde, e il suo ricordo diventerà indelebile anche grazie ad una biografia che Giuseppe Saluzzi sta scrivendo.

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