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Stamira o Stamura? Storia, mito e la questione del nome

Il gesto eroico di una donna diventata simbolo di Ancona

Secondo la tradizione anconetana, Stamira fu la vedova che salvò Ancona durante l'assedio dell'imperatore Federico Barbarossa del 1173. Quell'anno la Repubblica di Ancona, che aveva giurato fedeltà all'imperatore bizantino Manuele Comneno, era sotto assedio per conto di Barbarossa.Gli anconetani erano riusciti a gettare una botte contenente della resina e della pece davanti agli steccati dei nemici e Stamira, uscendo dalle mura cittadine, spezzò la botte con un'ascia, le diede fuoco e distrusse parte delle macchine da guerra degli assedianti. Nel gesto perse la vita anche leri stessa. Grazie a questo suo sacrificio, gli anconetani poterono uscire per un breve periodo dalle mura, in modo da potersi rifornire di cibo e proseguire la resistenza della città. A metà ottobre le truppe di Cristiano di Magonza dovettero abbandonare l'assedio.

Il nome

Uno dei testi che racconta l'assedio fu tradotto e pubblicato dallo storico Ludovico Antonio Muratori nel 1725 e comparve il nome "Stamura". Nell'Ottocento questa copia venne di nuovo ceduta e trasferita a Cleveland (Ohio, USA). Ebbe comunque larga diffusione, al punto che il nome Stamira venne soppiantato da "Stamura" nel parlare comune. Il poeta vernacolare Ferruccio Marchetti in "Stamira o Stamura?" la raccontò così: 

«El Corso tuti el chiamene Stamira; la Sucietà, la chiamene Stamura;

sta gente lège, guarda, studia, gira; ma qual è 'l nome suo, miga è scigura.»

«Il corso tutti lo chiamano Stamira; la società, la chiamano Stamura;

questa gente legge, osserva, studia, va in giro; ma su quale sia il suo nome, mica è sicura».

La poesia è tratta dal volume di Mario Panzini "Il vernacolo anconitano - Compendio storico antologico".

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