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Settimana lavorativa di 4 giorni, il sondaggio: dice "sì" il 57% dei marchigiani

Sono solo alcune delle tendenze che emergono da “People at Work 2022: A Global Workforce View” l’annuale survey redatta dall’ADP Research Institute

I lavoratori italiani e marchigiani desiderano maggiore flessibilità nella loro vita lavorativa: smart working, il passaggio a una settimana lavorativa di quattro giorni, organizzazione personalizzata delle ore e del luogo di lavoro. Sono solo alcune delle tendenze che emergono da “People at Work 2022: A Global Workforce View” l’annuale survey redatta dall’ADP Research Institute. ADP è un multinazionale americana specializzata nell’human capital management e presente in Italia tramite ADP Italia. 

L’indagine si è svolta su circa 33.000 lavoratori in 17 paesi, di cui circa 2000 in Italia. Il 57% dei lavoratori marchigiani intervistati sarebbe d’accordo di passare a una settimana lavorativa di 4 giorni, arrivando così a lavorare 10 ore al giorno pur di avere un giorno libero in più a settimana. «La settimana lavorativa di 4 giorni è tra gli argomenti di discussione più interessanti del momento: il dibattito è attivo a livello mondiale, dove sono diversi i Paesi che si stanno muovendo per introdurla, ma anche in Italia ci sono varie proposte che stanno nascendo, spinte dall’iniziativa del settore privato- ha affermato Marcela Uribe, General Manager ADP per il Sud Europa- l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa è una delle questioni che più sta influenzando il mondo del lavoro in questi anni: la pandemia ha fatto sorgere tra i lavoratori nuove esigenze, che le imprese devono prendere in considerazione e integrare nella propria strategia di reclutamento e gestione dei dipendenti, se non vogliono essere penalizzate in termini di attrattività verso i nuovi talenti e risorse».

Il 36% dei marchigiani accetterebbe addirittura una riduzione della retribuzione se ciò significasse migliorare il proprio equilibrio tra lavoro e vita privata, anche senza nessuna modifica delle ore lavorative. Da sottolineare come la metà dei dipendenti intervistati (55%) affermi di aver preso in considerazione di cambiare lavoro negli ultimi 12 mesi. Di questi, uno su tre (34%) ha pensato di cambiare settore, il 15% di richiedere un anno sabbatico. Il 9% ha pensato di aprire un'azienda, di prendersi una pausa temporanea dal lavoro (13%) o di lavorare part-time (11%), mentre uno su dieci ha considerato l'ipotesi del pensionamento anticipato (9%). «I lavoratori riflettono molto più di prima su ciò che desiderano dal lavoro e dalla vita”, continua Uribe. “Le aziende farebbero bene a non ignorarli. Ovviamente non sarà possibile accettare tutte le richieste o soddisfare tutti i lavoratori, ma capire i punti di vista globali della forza lavoro consentirà loro di attrarre e fidelizzare i talenti ed elaborare piani per il futuro. I reparti delle risorse umane svolgono l'importante ruolo di mediare tra le parti, aiutando ad allineare necessità e aspirazioni. Data la posta in gioco, non sarà certo un compito facile, ma chi riuscirà a portarlo a termine riceverà in cambio una forza lavoro più stabile, impegnata e produttiva».

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