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Il robot la opera al seno e il risultato è sorprendente: intervento rivoluzionario

Quella di Ancona è la quinta equipe al mondo a eseguire questo tipo di intervento e la prima ad adottare la tecnica di ricostruzione con una protesi ultraleggera

Lei, la paziente, voleva rimuovere la mammella per non correre il rischio di sviluppare un tumore al seno come già le era capitato circa un anno e mezzo fa con l’altra. Ma agli Ospedali Riuniti le hanno proposto, facendole cambiare idea, un intervento robotico rivoluzionario, ad oggi eseguito solo da equipe a Milano, Parigi, in Giappone e in Cina. E ora ad Ancona. Con il primato mondiale di aver sperimentato per primi una tecnica ricostruttiva che prevede l'inserimento di una protesi ricoperta da una rete sintetica in titanio. Così la donna in questione, una 42enne della provincia di Ascoli Piceno, imprenditrice e molto attiva con lo sport tra jogging, trekking e danza, in appena tre giorni è stata dimessa e dopo 10 ha ripreso la sua normale attività. Senza alcun segno se non una piccola incisione di 2,5 centimetri all’altezza dell’ascella. Da lì è entrato il robot per effettuare la mastectomia. Tre ore di operazione chirurgica, più altre due per programmare il robot. Il tutto eseguito dall’equipe del dottor Carlo Mariotti, aiutato dalla dottoressa Eugenia Raffaelli e assistiti dall’infermiere strumentista Viktoria Sljusar e dall’anestesista Valentina Baiocco. Un intervento di tipo profilattico "di tipo preventivo per evitare problemi futuri" spiegano da Torrrette. 

Ripresa in tempi più rapidi anche perché grazie a questa tecnica mini invasiva si risparmia completamente il muscolo. «È straordinario – fa notare il dottor Mariotti come negli ultimi 30 anni si siano fatti passaggi straordinari per le mastectomie. Oggi la paziente riesce a salvare la cute, l’areola e il capezzolo. Non si tratta ancora di un intervento di routine ma è una strada che va battuta: l’interesse dei congressi recenti è proprio verso questo aspetto». Sono 1200/1500 i casi di tumore al seno stimati in un anno. «L'incidenza registra un lieve aumento ma vediamo anche una riduzione della mortalità – ha spiegato Rossana Berardi, primario della Clinica Oncologica e coordinatrice della Breast Unit – merito anche dell'approccio multidisciplinare e della genetica oncologica». Quest'ultima, utilissima anche per individuare il percorso terapeutico migliore sta crescendo molto nelle Marche: nel 2017 sono state oltre 2400 le prestazioni mentre quest'anno si stima, sulla base dei dati gennaio-settembre, un +23%. In tutto dal 2015 le visite genetiche sono aumentate del 200%.

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