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Hiv e Aids, cosa sono e come si affrontano: l'approfondimento con l'esperto

Marcello Tavio, primario della Divisione Malattie Infettive dell'Azienda Ospedali Riuniti di Ancona, spiega cosa sono e come si affrontano il virus e la sua evoluzione

L’Hiv e l’Aids non sono la stessa cosa ma in comune hanno un concetto fondamentale: se diagnosticate in tempo e curate con continuità non sono mortali, altrimenti lo sono nella quasi totalità dei casi. A dirlo è Marcello Tavio, primario della Divisione Malattie Infettive dell’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona, intervistato dopo il caso del 35enne arrestato mercoledì mattina.  

Infezione da Hiv e Aids

«La differenza tra le sigle è quasi semantica- ha spiegato Tavio- l’Hiv è il virus dell’immunodeficienza umana, cioè il virus che causa tutta la malattia dall’infezione acuta fino all’ultima parte che è proprio l’Aids conclamato. L’Aids conclamato, a sua volta, è un insieme di patologie causate dal virus Hiv legate alla distruzione del sistema immunitario che proprio Hiv ha determinato nel tempo e che se non viene curato porta alla morte della persona con tumori, infezioni o malattie degenerative di vario tipo». 

La profilassi 

«La cosa importante da fare subito è stabilire una linea di comportamento che dipende dal tipo di contatto e soprattutto dal tempo rispetto al contatto a rischio di trasmissione. Se siamo tra le 24 e le 48 ore esiste una procedura che si chiama profilassi post esposizione, che prevede la somministrazione di farmaci ad hoc per 4 settimane e riduce il rischio di trasmissione. Se il contatto è avvenuto in un tempo precedente a quel range allora il rischio di trasmissione non può essere eliminato con un trattamento farmacologico e a quel punto diventa importantissimo fare riferimento a specialisti in malattie infettive per una diagnosi precoce. Qui ad Ancona c’è un protocollo attivo h24 per 365 giorni l’anno». 

Il periodo di latenza del virus 

«Bisogna distinguere la latenza clinica, cioè il momento in cui l’infezione diventa sintomatica e qui si può parlare di qualche settimana o qualche mese, e il periodo di latenza degli anticorpi o del virus che invece è molto più corto. A volte si riesce a fare una diagnosi di infezione da Hiv cercando il virus o gli anticorpi già a 3 settimane dall’eventuale rapporto contagiante e comunque prima che si sviluppi una malattia sintomatica. In altri casi i sintomi diventano la spia dell’infezione sottostante e la persona viene sottoposta agli accertamenti. E’ molto importante riferirsi alle strutture competenti perché la diagnosi precoce è fondamentale sia per il singolo, perché prima si tratta e migliori sono i risultati, sia per la società».

Si può tornare indietro? 

«Tornare indietro in termini biologici è impossibile ma in termini immunologici si possono riportare indietro le lancette dell’orologio. Non abbiamo strategie terapeutiche per eliminare il virus. Se la domanda è “faccio terapia per 10 anni poi la interrompo, c’è la possibilità che non trovo più il virus?” la risposta è no. In termini immunologici però si può tornare indietro perché le difese immunitarie, tramite una terapia fatta a dovere e precocemente, possono tornare com’erano prima dell’infezione. Il sistema immunitario si ricostituisce in corso di trattamento».
 

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