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"La via italiana per lo sviluppo", Lodolini: "Crisi che stiamo vivendo è cambiamento epocale"

"Quella che stiamo vivendo non è una crisi economica congiunturale - cioè un momento negativo contingente trascorso il quale la situazione tornerà ad essere quella di prima - bensì strutturale"

"Quella che stiamo vivendo non è una crisi economica congiunturale - cioè un momento negativo contingente trascorso il quale la situazione tornerà ad essere quella di prima - bensì strutturale, ovvero causa di un cambiamento epocale". È quanto emerso dall'incontro, organizzato Lunedì 27 ottobre ad Ancona presso l'NH Hotel, promosso dall'On. Emanuele Lodolini dal titolo molto significativo "La via italiana per la crescita".

L'intervento centrale è stato svolto dall'On. Marco Causi, capogruppo Pd Commissione Finanze. A portare i saluti Francesco Comi (Segretario regionale Pd).

Sono intervenuti portando il loro contributo alla discussione: Otello Gregorini (Cna), Giorgio Cataldi (Cgia), Rodolfo Giampieri (Camera di Commercio), Vilma Bontempo (Cgil), Pietro Marcolini (Assessore regionale Marche), e per i Comuni Massimo Piergiacomi (Sindaco Camerano).

L`architrave della politica economica di governo è il ritorno degli investimenti per creare lavoro. Questo architrave si regge su due pilastri, fondamentali: la legge di stabilità con il più grande intervento di riduzione delle tasse sul lavoro e la legge delega di riforma del mercato del lavoro.

Per affrontare la difficile congiuntura, italiana ed europea, serve un mix di politiche radicalmente diverso da quello del passato, che deve combinare: riforme strutturali; una politica monetaria accomodante; una politica di bilancio espansiva.

Per il 2015, hanno convenuto i deputati Pd, riteniamo che questo mix vada costruito attraverso: 

- completamento dell’iter di una serie di riforme strutturali (scuola, mercato del lavoro, semplificazione fisco e PA, giustizia civile)

- misure di sostegno della domanda interna, rafforzando gli sgravi fiscali su redditi medio-bassi e imprese e incentivando gli investimenti pubblici e privati (conferma bonus energia e ristrutturazioni, superamento patto interno di stabilità)

- misure di equità sociale, attraverso il rafforzamento della rete di ammortizzatori sociali e l’attuazione degli interventi contro la povertà e l’esclusione sociale;

- una manovra finanziata con una quota di maggior disavanzo, innalzando il tendenziale vicino al limite del 3%.

La manovra di stabilitá 2015 è la manovra più espansiva da quattordici anni. Il problema è che siamo in recessione da ormai tre anni. La via maestra per abbattere il debito è la crescita. Se non rilanceremo la crescita non avremo conti pubblici in ordine e saremo sempre in balia delle tensioni dei mercati.

Per questo abbiamo deciso convintamente di puntare su una manovra espansiva, che si finanzia in deficit per 12 miliardi, 1,5 miliardi con Spending, 3,8 miliardi con lotta all'evasione fiscale, 1 miliardo da slot machine, 3,6 miliardi colpendo le rendite finanziarie,

Per riforme strutturali intendiamo:

- La riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sull’impresa. Stabilizziamo, difatti, gli 80 Euro, per tutti i lavoratori che li hanno ricevuti nel 2014. Ma la stabilizzazione passa per un mutamento della loro natura contabile: da bonus conteggiato come maggiore spesa, ad effettiva e permanente riduzione del prelievo fiscale e contributivo, in modo da lasciare in tasca al lavoratore – sicuri e per “sempre” – 80 euro in più. Lo stesso carattere deve avere l’ulteriore intervento – ulteriore rispetto a -10% IRAP 2014 – per la riduzione della pressione fiscale sull’impresa.

La somma di questi due interventi, configura una riduzione strutturale del cuneo fiscale e contributivo sul lavoro e sull’impresa che supera un punto di PIL. Metà della strada necessaria per portare le dimensioni del cuneo fiscale e contributivo alla pari con quello tedesco.

- Il pieno superamento del Patto Stabilità Interno.

- Il finanziamento della concreta attuazione della legge delega sul lavoro

- Il finanziamento della riforma della scuola. La buona qualità del capitale umano è, tra le forze che spingono la crescita, quella determinante. Di qui la scelta del Governo di investire sul sistema di istruzione. Investire politicamente. E investire finanziariamente. Le linee guida per la riforma sono ora in consultazione.

Stiamo cambiando l’impostazione della politica economica della UE. La nostra battaglia era fondamentale per vincere il muro di un’Europa concentrata solo su rigore e austerità.

Una battaglia vinta in due tempi. Il primo quando a giugno la UE si è impegnata per una nuova agenda, che nei prossimi cinque anni si  concentrerà su investimenti, crescita per creare nuovi posti di lavoro. Un impegno preso da tutti i capi di Stato dell’Unione. E poi, secondo tempo, presentando una legge di stabilità che mette al centro proprio la crescita. Una legge compatibile con le regole europee e con un nuovo approccio alla flessibilità dei Trattati ma che può favorire la crescita e gli investimenti proprio nel solco di quel piano Juncker di 300 miliardi che su nostra precisa richiesta l’intero Consiglio europeo  ha deciso di sostenere. A Bruxelles hanno capito che l’Italia non scherza.

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