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Il restyling del Mercato monumentale approvato tra le polemiche

La maggioranza regge e la variante al Prg per il Mercato delle Erbe passa. Le opposizioni: «Atto illegittimo». Il sindaco: «Il fronte del No a tutto non va da nessuna parte»

Il restyling del Mercato delle Erbe. Sulla carta sono tutti d'accordo nel ritenere necessario fare qualcosa. Nei fatti, al solito, la politica si spacca. E così, nel consiglio comunale di oggi (martedì 18 settembre) si sono superate le tre ore di discussione e non sono mancati colpi di scena con il centrodestra compatto, Stefano Tombolini (Ancona 60100) in testa, a chiedere a gran voce l'inammissibilità dell'atto approdato nell'aula di Palazzo degli Anziani. Con ordine. Il punto all'ordine del giorno prevedeva la discussione della variante al Piano regolatore per modificare le destinazioni d'uso. Approvazione finale dopo la prima approvazione del dicembre scorso.  Si prevede un ampliamento della balconata al piano superiore del 25% e spazi che passerebbero dagli attuali 662 metri quadrati a 1164. Il piano terra resterebbe uguale anche per quanto riguarda le destinazioni d'uso mentre per il piano superiore la giunta ha voluto aprire il più possibile il campo delle possibilità: vendita ma anche somministrazione di alimenti fino anche a uffici e studi professionali. «Uno scempio per fare cassa - per il 5 Stelle Vecchietti - che stravolgerà gli spazi interni e andrà a scavare anche nei seminterrati dove ci sono reperti archeologici». Il progetto ancora non c'è. C'è invece l'interessamento del pastificio anconetano Luciana Mosconi. Con il Comune pronto a firmare un project financing: gestione pluriennale a fronte di investimenti. «Prima di approvare un atto del genere - attacca da Fratelli d'Italia, Carlo Ciccioli - occorrerebbe vedere il progetto. Senza si rischia un'operazione catastrofica come tanti altri contenitori anconetani di cui si sono lasciati intatti gli interni ma con ristrutturazioni bestiali all'interno come il Teatro delle Muse o il Tribunale di Ancona». Vota contro anche Forza Italia con Daniele Berardinelli e, ma senza convinzione, più per spirito di coalizione, la Lega. «Al netto della discussione tecnica - rincara la dose Tombolini - prima di questa variante si doveva fare una pianificazione generale: tra corso Mazzini e via Matteotti abbiamo 43 serrande abbassate, 2500/3000 metri quadrati ai aree commerciali inutilizzate».

Per il no, infine, anche Francesco Rubini (Altra idea di città) che parla di «città fuori controllo e nelle mani della grande distribuzione. Se ci chiediamo quale sia l'idea di sviluppo della città le risponde sono nell'Eurospin a Vallemiano e nel McDonald a Torrette. E molti operatori non hanno nemmeno visto il progetto. L'amministrazione non si è confrontata. La realtà è che si vuole rendere appetibile ai privati l'area con il rischio di non riuscirci e di far chiudere le attività attualmente presenti». Di tutt'altro avviso la maggioranza, rimasta compatta fino alla fine. "Né scempio, né vendita e il tutto sarà coordinato dalla Soprintendenza, a ruolo di garanzia» difende Matteo Vichi (Ancona Popolare). «La parte superiore è vuota da anni - fa notare nel suo intervento il sindaco Valeria Mancinelli - perché non ci sono richieste di attività mercatale e il piano di ampliare le destinazioni d'uso è stato condiviso da tutti. Come si fa a dire che non c'è stata condivisione? Significa non voler prendere atto delle cose. Ci sono stati incontri, ce ne saranno altri. La proposta di Luciana Mosconi è solida e si trasformerà in un project financing. In questa fase non si rilasciano permessi a costruire ma approviamo una variante di destinazione d'uso. La Soprintendenza si pronuncerà poi sul progetto edilizio. Le opposizioni del No, pur di dar contro a questa amministrazione vanno contro un'operazione condivisa da tutti. Così non andranno da nessuna parte». Si vota: 12 contrari (M5s, Lega, Fi, Fdi, Ancona 60100, Altra Idea), 21 a favore (la maggioranza). Palazzo degli Anziani approva. Un piccolo passo per un iter che si preannuncia parecchio lungo. Considerando la presentazione del progetto preliminare, le eventuali (ma pressoché scontate) prescrizioni della Soprintedenza, la stipula del project financing con il privato interessato (che potrebbe, nel frattempo, cambiare idea) e i lavori, potrebbe non bastare una legislatura. Sempre che tutto vada per il verso giusto. 

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