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Legambiente: “Sbagliato legalizzare la vendita della ghiaia”

L’associazione ambientalista contro la proposta di legge: “Le spiagge arretrerebbero e le istituzioni si troverebbero a spendere molto più per i ripascimenti delle coste e per la salvaguardia del turismo”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AnconaToday

La Regione Marche non approvi il testo uscito dalla IV Commissione con i relativi emendamenti presentati successivamente. È questa la richiesta di Legambiente in merito alla proposta di legge 90/11 in materia di gestione dei corsi d’acqua che andrà in discussione domani, martedì 6 novembre, all’Assemblea Legislativa delle Marche.

“Se questa proposta di legge con gli emendamenti sulla valorizzazione del materiale litoide venissero approvati – commentano Luigino Quarchioni e Leonello Negozi, rispettivamente presidente e responsabile fiumi di Legambiente Marche -, questo testo si allontanerebbe dalla normativa europea e da quella nazionale, rischiando di riportare il nostro territorio indietro di anni, aumentando la già preoccupante erosione costiera, come è cronaca di questi giorni, con mareggiate sempre più violente causate anche dai cambiamenti climatici”.

La vendita della ghiaia in cambio del lavoro, per poi essere utilizzata per altro, magari per strade o case, avrebbe più costi che benefici. Infatti, la sottrazione di materiale al suo ciclo naturale creerebbe molti problemi ai litorali che non riceverebbero più i detriti dai corsi d’acqua. Le spiagge, senza questo fondamentale apporto, arretrerebbero e le istituzioni si troverebbero a spendere molto più di quanto ricavato dalla vendita della ghiaia per i ripascimenti delle coste e per la salvaguardia dell’economia turistica. Infatti, il fenomeno dell’erosione costiera riguarda il 54% della nostra costa, pari a 78 km di spiagge balneabili.

Rendere legale la vendita della ghiaia, fino ad adesso non consentita, è un errore, una scorciatoia per affrontare un problema reale, una semplificazione che genera più danni che opportunità; la manutenzione sì, ma le scorciatoie no – proseguono Quarchioni e Negozi –. Se serve più ghiaia di quella che i fiumi portano, neanche un grammo deve essere venduto per poi magari essere ricomprata per fare i ripascimenti. È assurdo, un bene pubblico che serve non si vende ma si mette dove è necessario per evitare di fare male alle Marche e di sperperare soldi pubblici in un momento dove ce ne sono ben pochi. Chiediamo al Consiglio Regionale di non perdere l’occasione di ammodernare il territorio e spingere verso una corretta gestione dei corsi d’acqua e della mitigazione del rischio idrogeologico, problema che interessa la quasi totalità del nostro territorio con il 99% dei comuni marchigiani che hanno aree ad elevato rischio idrogeologico, secondo i dati del Ministero dell’Ambiente. Consapevoli dell’importanza di mettere in campo una concreta azione di prevenzione dal rischio e tutela dei corsi d’acqua, chiediamo al Consiglio Regionale di non approvare gli emendamenti e pensare ad un nuovo modo di concepire la difesa del nostro territorio, che non disperda risorse non più disponibili, dove la prevenzione sia come motore di un nuovo sviluppo che mette la manutenzione e la sicurezza al primo posto.

Se il territorio è la più importante infrastruttura di un paese, la sua manutenzione è la più importante opera pubblica, un’opera utile alla comunità che consente di ridurre i rischi e di risparmiare le spese delle emergenze. Proponiamo quindi di mettere in campo interventi che non siano in contrasto con gli obiettivi di qualità dei corsi d’acqua, da raggiungere entro il 2015, e di pianificare attentamente l’azione di manutenzione dei corsi d’acqua evitando interventi puntiformi che quasi sempre non risolvono il problema e trasferiscono il rischio anche a monte ed a valle. Infine, proponiamo a tutte le istituzioni di promuovere l’esperienza dei “contratti di fiume” – concludono Quarchioni e Negozi -, frutto della collaborazione tra le forze istituzionali, sociali ed associative, per aprire una nuova stagione per la sicurezza fatta di presidi sul territorio, monitoraggio costante e manutenzione, dando il via alla green economy della gestione dei corsi d’acqua”.

 

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